SUITE FRANCESE |
Dalla
tragedia della seconda guerra mondiale, il romanzo postumo di Irène Némirovsky
rieditato dal regista Saul Dibb, con una memorabile Michelle Williams tra gli
orrori dell’Olocausto
Prova d’autore di prim’ordine, con
una Kristin Scott Thomas dalle grandi aspettative.
Un romanzo
che ha avuto una lunga gestazione da parte della stessa scrittrice, Irène
Némirovsky, nei due libri scritti febbrilmente nei mesi che precedettero il suo
arresto e la deportazione ad Auschwitz; Tempesta
in Giugno (che narra la fuga dei parigini all’arrivo dell’occupazione
tedesca) e Dolce, passionale narrazione del destino di una “Sposa
di guerra” (la Williams) con un ufficiale tedesco (Matthias Schoenaerts). Tutta
la storia si snoda secondo un intreccio di ferventi passioni nate dal conflitto
sociale che li sconvolge, dal ricco banchiere al giovane prete, lo scrittore
vanitoso e il giovane ribelle che si vuole arruolare al fronte ma che trova
conforto tra le braccia di una donna di facili costumi. E’ un romanzo “vivo e
sentito”, dove si mescolano tutti i sentimenti tipici di un periodo storico che
ha messo a dura prova la moralità degli uomini e delle donne. Il cinismo, la
meschinità, l’eroismo, l’amore e la pietà. “La cosa più importante, qui, e la
più interessante” scriveva la Némirovsky due giorni prima di essere arrestata
(morta nel ‘42 durante la prigionia), “è che gli eventi storici, rivoluzionari
ecc. sono appena sfiorati, mentre viene investigata la vita quotidiana,
affettiva, e soprattutto la commedia che questa mette in scena”. Kristin Scott
Thomas dona un’ennesima grande interpretazione, con quel tocco di vero teatro
che ha potuto sfoggiare nel recente Nowhere
boy, mentre Sam Riley sembra voler dissociare l’esperienza favolostica di Maleficent da un dramma storico che si
può solo riscontrare nel celebre manoscritto di Anna Frank, dove la stessa Irène
annotava in un diario l’evoluzione stessa di quel triste romanzo che l’ha vista
premiata postuma dai giurati del Prix Renaudot. Un film per non dimenticare,
diretto da Saul Dibb, in cui gli equilibri dei sentimenti possono solo
diventare lo specchio infrangibile di una grande storia d’amore e di guerra,
quella che ogni uomo porta dentro di se e che può solo essere raccontata con i
rigori dell’anima.
Paolo Vannucci
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