giovedì 11 maggio 2023

La Sirenetta in live action diretta da Rob Marshall… il 24 Maggio in sala

LA SIRENETTA DISNEY
Una delle principessine Disney più amate finalmente in carne e ossa, interpretata da Halle Bailey

È dal 2016 che la Disney aveva già in cantiere una delle operazioni più attese, ovvero l’inedita riedizione in live action di una delle fiabe più incantevoli mai portate sullo schermo: La Sirenetta, dalla fiaba originale di Hans Christian Andersen e portata sullo schermo nel cartone animato diretto a quattro mani nel 1989 da John Musker e Ron Clements, vincitore di due Oscar per Miglior Colonna Sonora e Canzone Originale (Under the Sea). A dirigere questa lodevole operazione di restyling è toccato a Rob Marshall, in una operazione di adattamento cinematografico alquanto complessa per l’elaborazione visiva delle scene e dei personaggi. La scelta stessa di ricadere in una giovanissima ragazza di colore per l’interpretazione di Ariel ha destato subito molte perplessità e accuse di razzismo… tutte infondate a parer nostro, ma la diversità riposta nell’intreccio morale già voluto da Andersen ha subito pacato ogni illecito dubbio.

Halle Bailey sarà la giovanissima Ariel, nei vocalizzi affidati a Yana C (a scapito di una Ariana Grande fortemente desiderata dai fan) per la versione italiana del canto nel doppiaggio, mentre Javier Bardem sarà un posatissimo e paterno Re Tritone, affiancato da una malefica Melissa McCarthy nel ruolo della perfida strega del Mare, Ursula. Non mancano i personaggi indimenticabili comprimari della storia, a partire dal granchio Sebastian, affidato alla voce italiana del cantante Mahmood e lo stesso principe Eric, interpretato da Jonah Hauer-King. Insomma, un vero caleidoscopico viaggio nel profondo oceano per una delle versioni più originali della preziosa fiaba, le cui riprese sono state inizialmente girate nei Pinewood Studios per proseguire nelle coste italiane della terra di Sardegna, più precisamente a Santa Teresa di Gallura, Aglientu, Castelsardo e Golfo Aranci.

Una sceneggiatura affidata a Jane Goldman e David Magee affondando le mani nell’illustre cartone animato, per passare dalla fotografia di Dion Beebe (già vincitore dell’Oscar nel 2006 per Memorie di una geisha) e le musiche originali dello stesso Alan Menken. Insomma, un vero e proprio film culto per la Disney, che aveva già originariamente pensato al progetto come uno dei primi film della casa di animazione, proponendone una elaborata versione a tecnica mista sulla vita dello stesso scrittore Hans Christan Andersen, per approdare alla versione animata del 1989, come uno dei film più costosi degli ultimi decenni. Non ci resta che fare un bel respiro e immergerci nelle sale il prossimo 24 Maggio, in compagnia della più deliziosa e ribelle principessina dell’oceano e tutti quei personaggi che ci fanno ricordare il valore dell’amore. Oltre ogni diversità.

Paolo Arfelli Vannucci

martedì 14 marzo 2023

OSCARS 2023: Vincitori e Vinti di un anno di grande cinema

OSCARS 2023
Il trionfo del film diretto dalla coppia Daniel Kwan e Daniel Scheinert, nell’augurio di uno Spielberg padre/padrino di una nuova generazione di cineasti

Domenica notte, 12 Marzo, è avvenuta la tanto attesa premiazione delle statuette impalmate dalla prestigiosa Academy statunitense. Ben 7 statuette sono andate al meritatissimo lungometraggio diretto a quattro mani dalla coppia di registi Kwan-Scheinert, Everything Everywhere All at Once, comprese le ambite per miglior attrice a Michelle Yeoh, Miglior Attore non protagonista a Ke Huy Quan (commosso e riguardevole nei confronti del suo cerimoniere Harrison Ford) e Miglior Attrice non protagonista a Jamie Lee Curtis. Bellissimo preambolo per un cinema di animazione sempre più riguardevole, nel premiato e atteso Pinocchio di Guillermo del Toro. Un vero trionfo anche per il miglior film internazionale, Niente di nuovo sul fronte occidentale, negli echi di un conflitto ucraino tenuto sempre sottotono dallo stesso conduttore Jimmy Kimmel (sublime e sarcastico nei toni sempre sostenuti dalla stessa cerimonia), vincitore delle prestigiose statuette per miglior Fotografia, Scenografia e Colonna Sonora.

Nonostante le problematiche grandi assenze di Tom Cruise (vincitore di Miglior Sonoro per TOP GUN: Maverick) e lo stesso James Cameron per il suo grandioso Avatar – La via Dell’Acqua (a cui è andata la statuetta per i Miglior Effetti Visivi), l’entusiasmo e le scene di grande commozione non si sono risparmiate, vedi un turbato John Travolta dispensatore del memoriale ai grandi artisti scomparsi nell’anno passato. Lo stesso Steven Spielberg si è rivelato, con molta eleganza, padrino d’eccellenza di una nuova generazione di cinema nei suoi prossimi protagonisti, restando un grande non premiato della serata col suo The Fabelmans, assieme al suo inseparabile amico e compositore John Williams. Trionfatore della serata, per Miglior Attore, Brendan Fraser con The Whale, nella sua testimonianza di una rinascita di attore tanto acclamata dallo stesso Ke Huy Quan.


Di seguito, tutte le statuette della cerimonia:

Miglior film

Everything Everywhere All at Once, regia di Daniel Kwan e Daniel Scheinert

Miglior regista

Daniel Kwan e Daniel Scheinert - Everything Everywhere All at Once

Miglior attrice protagonista

Michelle Yeoh - Everything Everywhere All at Once

Miglior attore non protagonista

Ke Huy Quan - Everything Everywhere All at Once

Miglior attrice non protagonista

Jamie Lee Curtis - Everything Everywhere All at Once

Migliore sceneggiatura originale

Daniel Kwan e Daniel Scheinert - Everything Everywhere All at Once

Migliore sceneggiatura non originale

Sarah Polley - Women Talking - Il diritto di scegliere (Women Talking)

Miglior film internazionale

Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues), regia di Edward Berger (Germania)

Miglior film d'animazione

Pinocchio di Guillermo del Toro (Guillermo del Toro's Pinocchio), regia di Guillermo del Toro e Mark Gustafson

Miglior montaggio

Paul Rogers - Everything Everywhere All at Once

Miglior scenografia

Christian M. Goldbeck ed Ernestine Hipper - Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Miglior fotografia

James Friend - Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Migliori costumi

Ruth E. Carter - Black Panther: Wakanda Forever

Miglior trucco e acconciatura

Adrien Morot, Judy Chin e Anne Marie Bradley - The Whale

Migliori effetti visivi

Joe Letteri, Richard Baneham, Eric Saindon e Daniel Barret - Avatar - La via dell'acqua (Avatar: The Way of Water)

Miglior sonoro

Mark Weingarten, James H. Mather, Al Nelson, Chris Burdon e Mark Taylor - Top Gun: Maverick

Migliore colonna sonora originale

Volker Bertelmann - Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Migliore canzone originale

Naatu Naatu (musiche di M. M. Keeravani; testo di Chandrabose) - RRR

Miglior documentario

Navalny, regia di Daniel Roher, Odessa Rae, Diane Becker, Melanie Miller e Shane Boris

Miglior cortometraggio documentario

Raghu, il piccolo elefante (The Elephant Whisperers), regia di Kartiki Gonsalves e Guneet Monga

Miglior cortometraggio

An Irish Goodbye, regia di Tom Berkely e Ross White

Miglior cortometraggio d'animazione

Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo (The Boy, the Mole, the Fox and the Horse), regia di Charlie Mackesy e Matthew Freud


Paolo Arfelli Vannucci

venerdì 20 gennaio 2023

Spielberg attraverso gli occhi di “The Fabelmans”

SPIELBERG "THE FABELMANS"
La crescita e i sogni del regista, nell’omaggio più autentico al suo amore per il cinema

A oltre settant’anni il grande Steven Spielberg attraversa mezzo secolo di storia americana, nel suo amarcord più autentico e delicato. Lo fa attraverso quell’esperienza maturata con gli occhi di quell’eterno bambino senza età, con quella maniera di raccontare le sue storie più belle, riuscendo a migliorare quel linguaggio narrativo che aveva fatto intravedere già con l’autentico Munich, vero e tagliente come solo la drammaticità della vita può esserlo. Un ritmo meno favolistico che corre sui binari di quella narrazione che del linguaggio cinematografico ne si conoscono tutti i segreti. E di segreti Spielberg non ne ha mai avuti, almeno per il regista che ci ha fatto scoprire se stesso e sognare con le pagine più commoventi di quel racconto per immagini in movimento nato più di un secolo fa, attraverso l’obiettivo di una cinepresa. La stessa cinepresa che viene vista come il più grande mezzo che un giovanissimo Spielberg scopre di saper usare, e bene. Tutto per un cinema che nasce dalle sue stesse paure, come quelle di un bambino di sei anni che assiste in sala alla proiezione di Il più grande spettacolo del mondo (di Cecil B. DeMille), per rimanerne impaurito e affascinato, sorretto dall’amore artistico di sua madre e dal pragmatismo autentico del padre.

Una crescita fatta di giorni scanditi da quelle paure che ci fanno maturare, anche se l’odio antisemita non è mai un motivo per crescere. In questo film Spielberg si racconta a fondo, senza maschere e soprattutto senza quelle bellissime metafore che hanno sempre nascosto la vita del regista oltre la macchina da presa. Se E.T. era sempre stato dichiarato il film più autobiografico di tutti, oggi Steven si spoglia di quelle storie nate dalla fantasia e arricchite di quegli effetti speciali, per mettere da parte esseri surreali e fantastici e mostrarsi veramente a fondo. Ecco che si vedono i giochi di un bambino prendere nuova vita, da quel disastro ferroviario filmato in super 8 per tirarne fuori il suo primo filmino girato in casa. In questo film ci sono tutti gli elementi splendidamente fotografati da Janusz Kamiński, inseparabile come lo stesso John Williams dietro la partitura musicale della sua colonna sonora. E come poteva non esserlo.

Interpretato da una collaudata Michelle Williams (la madre Mitzi Fabelman), Paul Dano (il padre Burt) e un giovanissimo Gabrielle LaBelle nel ruolo del giovane regista, il film è un autentico tributo a quegli anni formativi che sanno fare crescere l’entusiasmo necessario ad aprire l’animo per regalarsi agli altri. L’amore materno filtrato in quell’intelligenza artificiale che ci ha toccato sino alle lacrime, per ritrovarlo identico e intatto, attraverso gli occhi di un bambino che chiede tutto il suo amore verso i propri genitori. Anche se le cose belle non durano per sempre. Come quegli amici e compagni di scuola che vengono usati per girare quei primi cortometraggi di un talento che si sta delineando. Forte e prepotente proprio come Super 8, prodotto assieme a J.J Abrams, quasi la prima auto dedica alla vita del regista. Ora che sappiamo di conoscerlo veramente bene. Autenticamente Steven Spielberg, il nostro uomo dei sogni.

Paolo Arfelli Vannucci