Il cinema di domani? Un po' di rispetto per il cinema di oggi |
Fermiamoci un momento a riflettere. Ci siamo abituati ad una società ormai satura di ambienti social, dove la tecnologia viene fagocitata e digerita con la stessa voracità di cui ce ne serviamo… Ne abbiamo veramente bisogno? La risposta rimane sempre in quell’incedere generazionale che marca non solo il trascorrere inequivocabile del tempo, ma che caratterizza la crescita morale di questa “benedetta” società che definisce e rivalorizza i principi della nostra stessa esistenza. Il nostro pianeta invecchia sempre di più, che lo vogliamo o no… e noi siamo sempre i soliti “egoisti” un po' superficiali, che si rendono conto un po' troppo tardi e sempre più superficialmente, che tanto il conto da pagare lo lasciamo sempre a chi viene dopo di noi.
Quello che diventa sempre più consistente, è la consapevolezza che il nostro bisogno di svago e di piacere, lo rimettiamo in quella programmazione che, per l’amor del cielo, non deve distaccarsi da una sala cinematografica impaurita da canali a pagamento pregustati comodamente nei salotti di casa. L’unica certezza la riponiamo, quindi, nel bisogno che ha l’essere umano di recitare, interpretare, raccontare la sua società, con le solite fantasie infarcite di ogni tipo di “ben di Dio”. Il linguaggio cinematografico si trasforma, velocemente e con i suoi mirabolanti sogni elettronici. Quella recitazione un po' statica che rimane sempre di più un amarcord dei nostri trent’anni fa, non assomiglia nemmeno lontanamente al cinema digitale che ci viene riproposto oggi, con l’odore acre di un umore a bruciapelo che riesce sempre di più a cogliere il respiro di ogni nostra emozione. E tutto questo ci può anche spaventare.
Se proviamo a paragonare le star di Hollywood (e non solo… ci mancherebbe) di un nostro lontanissimo passato, sono diventate l’incedere celebrativo di quei biopic che riescono, per fortuna, a farci entusiasmare e commuovere ancora. Questo perché gli anni degli attori della nostra generazione, passano inesorabilmente anche per loro. Noi li vogliamo eterni e per sempre giovani, ma purtroppo invecchiano… e si vede.
Quello che ci rimane, è la consistente tecnologia del cinema che è stato fatto, con i suoi protagonisti e le sue sorprendenti aspirazioni. Senza accorgercene, ricicliamo interi decenni in cui tutto viene celebrato, minuziosamente e con ingordigia, lasciandoci soddisfatti, ma con un interrogativo che ci teniamo sussurrato dentro di noi: “e se tutto ci dovesse bastare?”. La risposta non la vogliamo sentire… che ci piaccia o no.
Le saghe epiche si moltiplicano… i fumetti non assomigliano lontanamente a quelle strisce minimalistiche con cui sono nati (per fortuna?)… la televisione obbliga il cinema a rinnovarsi, sempre di più. Il risultato è chiaro a tutti, ma lo vogliamo ignorare. Il traguardo raggiunto sembra esorbitante, a tratti anche bizzarro, ma sempre quella scatola meravigliosa che continua a farci sognare.
Pensare che tutto possa essere stato “girato” ci spaventa e, per fortuna, ci sono ancora tanti titoli che non sono ancora stati toccati da “restyling” di dovere. Possiamo solo accomodarci in quei multisala moderni, dove tutto continua ad essere rispettoso di un cinema universale fatto di arte e mestiere, dove gli attori sono ancora in carne e ossa (e non vogliamo immaginare cosa possa diventare senza di loro) e quelle dediche nei titoli di coda ci strappano ancora quell’applauso di consenso. Ci rimane altro da dire e scrivere? Mi auguro tanto di si…
Paolo Arfelli Vannucci
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