DiCINEMA: WILLEM DAFOE |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Volto
istrionico e volitivo del cinema, il talento che ha saputo imporsi da
grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di
attore di Willem Dafoe.
Faccia
tagliente ed enigmatica, che sembra scrutarti nel profondo, come per
scongiurare quella negatività che molte volte ha trasudato nei
personaggi che ha avuto maniera di interpretare. Così è fatto
Willem Dafoe, uno degli attori che ha decisamente sondato una ampia
cernita di caratteri per raccontare quelle storie che hanno
impreziosito il
“paniere” di Hollywood. Di natali provenienti dalla medio
borghesia statunitense, ha iniziato a recitare durante l'università,
arrivando a fondare una propria compagnia teatrale, la Wooster
Group.
Il debutto cinematografico arriva con le prime comparsate, passando
da I
Cancelli
del
Cielo
di Michael Cimino a Miriam
si
sveglia
a
Mezzanotte,
di Tony Scott. Ma
il primo vero debutto da protagonista arriva con la favola rock
diretta da Walter Hill, Strade
di
Fuoco,
alcova adolescenziale a base di musica e corse notturne in roboanti
motociclette da autentici bikers. Tutto questo per approdare alla
vera consacrazione per mano di uno dei registi più autentici della
coscienza americana, Oliver Stone, firmando il sergente Elias in
Platoon.
Ruolo
che lo ha fatto diventare una delle promesse in prorompente ascesa.
Tutto confermato dal ruolo offertogli da Martin Scorsese per il suo
irriverente ed inedito Gesù in L'Ultima
Tentazione
di
Cristo.
Alan Parker lo reclama per il controverso Mississippi
Burning,
mentre
Stone lo rivuole per l'ennesima denuncia morale nel suo Nato
il
Quattro
Luglio,
al fianco di Tom Cruise. Si
susseguono una miriade di ruoli che sanciscono il successo di una
star ormai consolidata, passando dalla pura azione firmata Jan De
Bont con Speed
2,
al cinema d'autore firmato da Brian Gilbert, Tom
&
Viv.
Sam Raimi lo cerca per quel ruolo”antipatico” del cattivo Goblin,
nella sua inedita trilogia di Spider-Man,
ma
sicuramente la propria capacità di plasmare i ruoli senza farsi
assorbire dal personaggio, lo aiuta a dare sempre nuova linfa nelle
continue caratterizzazioni con cui si propone. Questo si traduce in
quel vortice offerto dalle interpretazioni inedite che investe in
Nymphomaniac
Vol.
1
e 2,
diretto da Lars Von Trier, e
i
cardini interpretativi offerti dai recenti Assassinio
sull'Orient
Express
e Seven
Sisters.
Tutto
per impreziosire una carriera costruita sulle proprie indubbie
capacità di sapersi reinventare, offrendo quella maschera che
difficilmente passa inosservata, regalandosi una Coppa Volpi per il
ruolo di Vincent Van Gogh, nel capolavoro diretto da Julian Schanbel,
in At
Eternity's
Gate.
Paolo
Vannucci
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