DiCINEMA: MICHELLE PFEIFFER |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Volto
femminile e pulito del cinema, il talento che ha saputo imporsi da
grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di
attrice di Michelle Pfeiffer.
Le
caratteristiche che portano i fan ad assimilare quella parte “comune”
per essere icona di stile, indubbiamente
sono
il magnete assoluto per poter arrivare ai vertici di quella
popolarità che felicemente si sposa con il successo. Californiana
purosangue (29 aprile 1958), dopo le prime intenzioni riversate nel
giornalismo, compie i primi passi nello spettacolo grazie alla
partecipazione al concorso di bellezza Miss
Orange
County,
vincendolo.
Ha inizio così la carriera di attrice, dopo aver studiato
recitazione alla Beverly Hills Playhouse. L'esordio cinematografico è
con il film televisivo The
Solitary
Man,
a
cui Ricominciare
ad
amarsi
ancora
(diretto da Steven Paul) e Charlie
Chan
e
la
maledizione
della
regina
drago.
Ma
il primo vero successo che la porta a essere uno dei nomi appetibili
del nuovo cinema arriva con Grease
2,
diretto da Patricia Birch, un sequel sicuramente meno pretenzioso del
suo predecessore, ma di giovanile effetto. La grande occasione arriva
con il maestro Brian De Palma, che la vuole al fianco di Al Pacino
per il suo Scarface.
Da ora in poi il nome di Michelle Pfeiffer diventa una garanzia da
botteghino. I successivi Tutto
in
una
notte
di John Landis e Lady
Hawke
la mettono in evidenza come simbolo di quel fascino pulito di brava
ragazza che non dispiace a pubblico e critica. Altro grande salto di
qualità è la partecipazione a
Le
Streghe
di
Eastwick,
diretto
da George Miller e al fianco di quel Re Mida camaleontico di Jack
Nicholson. Jonathan Demme la vuole per la commedia spensierata Una
Vedova
allegra…
ma
non
troppo, a
cui
seguono
una
serie di scelte felici di stile e qualità, riversate nei migliori Le
relazioni
Pericolose
di Stephen Frears
e I favolosi Baker in
coppia
con
i
fratelli
Bridges.
Garry Marshall la reclama per il rifacimento cinematografico della
piece teatrale Paura
d'amare,
con al fianco Al Pacino, rispettivamente
cameriera e cuoco in cerca dei veri sentimenti.
Tim
Burton la infila nella tuta aderentissima dark di Cat Woman, per il
suo Bat
Man
Returns,
mentre
Martin Scorsese la sceglie per il suo omaggio al Gattopardo di
Visconti, in L'età
dell'innocenza.
Mike Nichols la rimette in coppia con Nicholson per Wolf
–
la
belva
è
fuori,
mentre John N. Smith le impacchetta una complicata relazione
interdisciplinare tra ragazzi difficili e insegnante in Pensieri
Pericolsi.
Robert Zemeckis la vuole per il suo Le
Verità
nascoste,
mentre Tim Burton eccede nuovamente col suo charme gotico per
ripiegarla vampirescamente nel suo Dark
Shadows.
Kenneth
Branagh la inserisce felicemente nel suo valzer all'insegna del
rifacimento più originale devoluto nell'inedito Assassinio
sull'Orient
Express,
confezionando una delle vedove più intriganti a cui lo sfortunato
Johnny Depp deve rendere infelicemente conto. Una carriera, quindi,
all'insegna del buon cinema, per una attrice che non ha mai fatto
sparlare di se, per una vita sentimentale privata lontana dai facili
pettegolezzi, nel nome di quella freschezza acqua e sapone che le ha
portato davvero fortuna.
Paolo
Vannucci
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