DiCINEMA: KENNETH BRANAGH |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Volto
teatrale del nuovo cinema, il talento che ha saputo imporsi da grande
protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attore di
Kenneth Branagh.
Il
connubio teatro-cinema ha sempre affascinato quel target di pubblico
e critica che difficilmente elargisce facili consensi a chi si
espone, consapevole di portare avanti quella tradizione fatta di
lavoro e dedizione alla più effimera forma di recitazione. Kenneth
Branagh ha saputo elevare quello standard popolare, costruendo quella
personale forma di identificazione con i caratteri portati alla
ribalta del grande schermo. Di umili origini (classe 1960), dopo un
battesimo riversato nello sport e nelle prime forme di giornalismo
per il giornale locale, il giovane Kenneth rimane affascinato dalla
recitazione a soli quindici anni, assistendo alla rappresentazione di
Amleto, cambiando per sempre la sua vita, nella decisione di
dedicarsi al sacro fuoco dell'arte. Dopo aver frequentato la Royal
Academy of Dramatic Art, inizia una serie di produzioni teatrali che
lo consacrano subito come talento emergente del palcoscenico
britannico, annoverando prestigiosi ruoli per la Royal Shakespeare
Company. Tutto
per intraprendere quella carriera cinematografica di attore e regista
che lo ha messo subito in luce, a cominciare dalla prima
apparizione in Momenti
di
Gloria,
di John Huston.
La
prima fortunata regia arriva con il riuscito Enrico
V,
per il quale riceve le prime candidature all'Oscar come regia e
miglior Attore.
Diretto
da Thomas Carter, interpreta il riuscito Swing
Kids,
al fianco di Robert Sean Leonard e Christian Bale. Sempre lo stesso
anno (1993) dirige e interpreta Molto
rumore
per
nulla,
al fianco della compagna di vita Emma Thompson, prima del divorzio
avvenuto nel 1995. Il forte richiamo di pubblico arriva con
Frankenstein
di
Mary
Shelley,
immortalando uno dei mostri sacri dell'horror riversato
nell'interpretazione di Robert De Niro. Seguono una preziosa
farcitura di ruoli nei riusciti Othello
(di Oliver Parker), Riccardo
III
–
Un
uomo,
un
re
(di Al Pacino) e Hamlet.
Woody Allen lo reclama per il suo Celebrity,
dopodiché ritorna alla regia con Pene
d'amor
perdute.
Rimane consacrato al fantasy adolescenziale di successo, partecipando
al capitolo di Harry
Potter
e
la
Camera
dei
Segreti,
prima di impreziosire la commedia “propagandistica” di culto
devoluta in I
Love
Radio
Rock,
di Richard Curtis, al fianco del compianto Philip Seymour Hoffman.
Seguono il biopic di Marilyn
e il riuscito prequel riversato in Jack
Ryan
–
L'iniziazione.
Cristopher Nolan lo vuole per la sua colossale impresa
cinematografica devoluta in Dunkirk,
prima
di
deliziare
il
pubblico
e
la
critica
con
il
remake più anticonformista rilasciato nel ruolo di Hercule Poirot,
in quel valzer di attori (Johnny Depp e Willem Dafoe tra i più
risonanti) che ha impreziosito la sua personale versione di
Assassinio
sull'Orient
Express.
Una carriera di prestigio che non ha mai abbandonato quella sua
dedizione alla forma di regia teatrale che ha sempre contraddistinto
le scelte di un artista che continuerà a brillare di quella luce
propria che solo i grandi sanno di elargire.
Paolo
Vannucci
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