DiCINEMA: CHRISTIAN BALE |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Istrionismo
e impegno, per uno dei volti del cinema internazionale che ha saputo
imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle
qualità di attore di Christian Bale.
Trovare
un bambino prodigio che ha mantenuto fede al proprio percorso di un
successo modellato abilmente sulle aspirazioni di un'età che muta
agevolmente, proprio come il tempo, è una scommessa dura da vincere.
Ebbene, Christian Bale, quella scommessa, l'ha meritatamente vinta,
ponendo le solide basi natali da una famiglia con il DNA intinto
nello spettacolo (la madre circense e il nonno prestigiatore e
ventriloquo), nonché gallese purosangue, avvalendosi dei continui
spostamenti della famiglia per assorbire quella personalità così
necessaria alla formazione di un attore. Le prime lezioni di ballo e
di chitarra, per debuttare negli spot televisivi a otto anni per la
Lenor e i cereali Pac-Man, per passare alle produzioni televisive di
spessore, vedi Anastasia
– L'ultima dei Romanov,
ruolo che lo fa
notare per il primo successo mondiale di pubblico nel battesimo
voluto da Steven Spielberg, nel suo L'Impero
del Sole, ponendolo
al centro di un'attenzione che lo destabilizza
al punto di decidere di smettere di recitare. Ma è
Kenneth Branagh che lo rimette in gioco nel suo Enrico V. Arrivano
così le interpretazioni che lo insignano del Young Artist Awards,
passando da Gli
strilloni (di Kenny
Ortega) a Swing Kids
– Giovani ribelli
diretto da Thomas Carter. Uno dei ruoli più adeguati alla reale
personalità del giovane Christian arriva per mano di Gillian
Armstrong, nel suo Piccole
Donne, al fianco di
Winona Ryder. Una caratterizzazione che lo identifica come vero
protagonista di un cinema in cerca di ruoli importanti. Arriva così
lo “spiazzante” American
Psycho di Mary
Harron, una surrealistica visione di un arrivismo omicida che suscita
più imbarazzo che reale interesse di critica. Affianca Nicolas Cage
per Il mandolino del
capitano Corelli,
per affrontare la prima
trasformazione fisica della sua carriera, dimagrendo in misura
notevole per L'uomo
senza sonno Brad
Anderson. Una caparbietà di stile che lo rendono adatto alla
rivisitazione della prestigiosa reinterpretazione stilistica di
Batman, diretta da Christopher Nolan, in una trilogia che ha potuto
avvalersi di un Joker d'eccezione nelle carismatiche spoglie di Heate
Ledger, deceduto dopo le riprese dei Il
Cavaliere Oscuro.
Altro ruolo di forte caratterizzazione arriva per la più eccellente
rivisitazione del ciclo di Terminator, quella creatura bellica nata
dalla fantasia di James Cameron e rivalutata dal regista McG nel suo
Terminator
Salvation,
caratterizzando Bale nel ruolo di un attivissimo John Connor degno di
tanta attenzione. Stessa
sorte per il Nemico
Pubblico
di Michael Mann, al fianco di Johnny Depp, per assaporare il primo
meritato Oscar come miglior attore non protagonista, per
l'interpretazione nel film di David O. Russell, The
Fighter.
Secondo
Oscar come
attore protagonista per American
Hustler – L'apparenza inganna,
sempre dello stesso regista, a conferma di un successo ormai
consolidato nelle abilità recitative di un divo che non smette mai
di rimettere in gioco le proprie forze di attore in costante
crescita. Lo troviamo così nel ruolo di Mosè, per mano di Ridley
Scott, nell'imponente Exodus
– Dei e re, capace
di dare linfa ad un energico
attore
che non smette di credere in un cinema che lo pone sempre ad alti
livelli di notorietà, rivalutandosi nei successivi La
grande scommessa
di Adam McKay
e
The Promise
di Terry George.
Paolo Vannucci
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