AUGURI FANTOZZI... e sono 40! |
Paolo Villaggio e il tributo al personaggio che lo ha elevato tra i grandi attori italiani.
Deve essere dura attraversare otto lustri di belpaese, raccontandone le “umane disgrazie” di un piccolo, miserabile, impiegato di una città senza nome. Perché Paolo Villaggio il suo personale Fantozzi lo ha conosciuto davvero, perché è esistito, quando anche lui faceva l'impiegato presso la Cosider, diventata poi la Megaditta tra le pagine dei suoi innumerevoli romanzi di successo, imprigionato per sempre tra le drastiche traversie di un ragioniere qualunque, come un novello Italo Calvino perso tra i suoi mulini a vento. Dieci film iniziati con il proverbiale Fantozzi del 1975, diretto da Luciano Salce, per introdurre quelle macchiette che sono diventate patrimonio nazionale di un italiano medio che tanto caricaturale non è. Un successo che non lo ha mai abbandonato, come i compagni Gigi Reder (Rag. Filini), Anna Mazzamauro (Sig.na Silvani), Liù Bosisio e successivamente Milena Vukotic (la moglie Pina) e la mostruosa figlia Mariangela (Plinio Fernando), per passare il testimone a Neri Parenti che lo ha diretto sino a Fantozzi - Il ritorno e oltre, mentre le tracce dei personaggi televisivi che lo hanno fatto crescere artisticamente lo hanno disperso in quelle commedie parallele di un successo che “riscaldato” non si è mai meritato di esserlo. Complici lo stesso Lino Banfi e Renato Pozzetto, come ricordare lo stesso Gianni Agus di un Giandomenico Fracchia che si è ritagliato un posto speciale in quell'Italia in bianco e nero un pò kitsch e naif, tanto simile a quel professor Kranz e i suoi indivisibili cammelli di peluche, nel battesimo televisivo del 1968 con il programma Quelli della domenica.
L'addio
a Fracchia per il cinema impegnato di Villaggio
“La
carriera seria di un comico di successo”,
come si definirebbe oggi, tra i salotti televisivi di chi lo celebra
con entusiasmo, per ricordare quella maturità di attore impegnato
che lo ha fatto emergere in quell'umanità sprezzante e sognatrice
che
è parte naturale
dell'attore
genovese, cominciando da Mario
Monicelli con
L'armata
Brancaleone,
artefice di un sodalizio con Vittorio Gassman che lo ha portato sino
alla commedia di Pirandello ne Il
turno
di Tonino Cervi. Per
non tralasciare la chiamata di Federico
Fellini
ne La
voce della Luna,
in coppia con Roberto Benigni, tratteggiando un disimpegno nato nella
Compagnia
goliardica Mario Baistrocchi
che
lo ha plasmato per quei ruoli che nel neorealismo sembrano trovare la
giusta identificazione, vedi i riusciti Io
speriamo che me la cavo
di Lina Wertmuller e lo
stesso
Camerieri
di Leone Pompucci. Una vita assorbita dalle sue passioni, quella per
la Sampdoria e per le amicizie che davvero contano e che non ti
lasciano sino alla fine, per quell'amico fragile Frabrizio
De Andrè,
insieme
per sempre.Paolo Vannucci
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