RUSSELL CROWE: NOAH |
L’Antico Testamento secondo il
regista che ha saputo coniugare originalità e tradizione, per un cinema che
lascia ancora perplessi.
Non ci sono
mezze misure: o lo si ama al primo sguardo oppure si continua a riflettere su
quanta verità possa essere stata concepita per farne addirittura un film, tra
atei che ostentano le pecche storiche di un miracolo che è debole e fragile quanto
la stessa vanità dell’uomo, autore di un manoscritto tanto prezioso quanto
riletto e reinterpretato con dovizia e meticolosità. Ne sa qualcosa lo stesso
regista Darren Aronfsky, non credente e pur allo stesso modo autore di un film
dove ogni passaggio biblico è citato senza troppe divagazioni del caso, vedi lo
stesso peccato originale propinato come un ripetitivo rituale che non soddisfa
le aspettative di chi vuole sapere un pò di più dei procreatori della razza
umana, tentati da un demonio che rilascia la stessa pelle che diventa il
giuramento che si tramandano le generazioni di un malcapitato Noah che deve
fare i conti anche con un Matusalemme della portata di Anthony Hopkins. Ma la
scelta non è casuale e il buon Crowe sente ancora l’odore degli abiti dell’arciere
investito da Scott nel guidare la propria famiglia sotto il peso dell’ingrato
compito di redimere il genere umano punendolo con una delle catastrofi più
abominevoli che il vangelo ci possa rammentare. La presenza femminile di Jennifer
Connelly è austera, amorevole e matriarcale proprio come il ruolo di Emzara
pretende di esserlo, accogliendo una giovanissima Emma Watson (divagazione
inesistente del regista) per risalire a quella prova di fede a cui è costretto
Noah nel rinnegare l’amore per i propri figli per salvare la purezza della
nuova generazione post diluvio. Il tutto condito in quella salsa di cinema che
sembra voglia coinvolgere più le generazioni di giovanissimi, come una nenia
immortale che sembra aver preso in prestito dispute occasionali tra lo stesso
Narnia e i meticolosi Autobot di Michel Bay, ma la forza della religione può
risiedere in quella fede che di luce sia fatta per tornare ad essere quello
spirito santo che in fondo ci ha dato la vita. Russell Crowe permettendo...
Paolo Vannucci
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