DiCINEMA: RAMI MALEK |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Carisma
enigmatico e impegno, il talento che ha saputo imporsi da grande
protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attore di
Rami Malek.
In
un momento in cui il tema dell'immigrazione sembra destare interessi
politici che oltrepassano il confine della ragione, quello che sembra
innalzarsi come monito a quell'umanità che vuole solo premiare i
meriti oltre il confine dettato dal colore della pelle, diventa la
vittoria morale di chi si impegna a migliorare il mondo in cui
viviamo, in tutti i campi possibili. Rami Malek, naturalizzato
statunitense di nascita e di origini egiziane, ha saputo imporsi con
determinazione e quel talento naturale che ti scruta come quei suoi
occhi limpidi e penetranti. Diplomatosi all'Università di
Evansville, il percorso artistico inizia con le prime comparsate
televisive, prendendo parte a serie come Una
Mamma per amica,
The War at
Home,
Medium
e 24.
Ma il grande successo arriva con la consacrazione del personaggio
Elliot Alderson, in Mr.
Robot,
aggiudicandosi un Premio Emmy per la migliore interpretazione.
Il
cinema lo
inizia a corteggiare, iniziando con delle miti partecipazioni a
felici blockbuster quali Una
notte al Museo
e l'ultimo capitolo della saga vampiresca di Twilight, Breaking
Dawn.
Ruoli marginali che però mettono in luce il carisma del giovane
Malek, capace di passare dalla felice commedia firmata Tom Hanks in
L'Amore
all'improvviso – Larry Crowne,
alle
tinte adolescenziali di un genere adrenalinico firmato da Scott Waugh
in Need for
Speed.
Ma il cinema d'impegno non tarda a riconoscerlo, prendendo parte a
forti produzioni firmate dal grande regista Spike Lee per il suo
Oldboy
e, successivamente, per Il
Sangue di Cristo.
Ruoli che lo mettono sempre più in luce, amalgamando carattere e
determinazione nell'espressività incisiva del proprio carisma di
attore. La dimostrazione più forte arriva con il remake di
Papillon
firmato da Michael Noer, una
delle svolte più radicali del cinema del giovane Rami, prima di
arrivare al grande successo di un biopic che ha saputo non solo
celebrare la grandezza di un gruppo musicale nel proprio leader, ma
consolidare la validità di un attore carismatico capace di assorbire
e ritrasmettere intatte le emozioni del pubblico. Un'interpretazione
che ha saputo ridare un Freddie Mercury molto fedele all'originale,
declamando quelle parole e musica che hanno scritto la storia del
Rock firmato da un gruppo come i Queen. Tutto questo in Bohemian
Rhapsody,
diretto
da un calibrato Bryan Singer, per un meritato Oscar alla miglior
interpretazione maschile ad un Rami Malek che sta percorrendo il
proprio cammino di stella in ascesa.
Paolo
Vannucci
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