DiCINEMA: JOHN CUSACK |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Sobrietà
e carisma, per uno dei volti del cinema internazionale che ha saputo
imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle
qualità di attore di John Cusack.
Ebbene
si… avere la faccia da bravo ragazzo ti può aprire le porte di
qualsiasi avvenire, almeno quel tanto che basta da dover essere
supportato dalle qualità indispensabili per essere un vincente da
intenditori. John Cusack è sicuramente quel cavallo di razza a cui
tutti possono ambire, visto una famiglia d'arte che ha davvero
impreziosito il meglio della commedia adolescenziale sino al dramma
da grande blockbuster. Quarto di cinque figli (la sorella Joan ne ha
condiviso il successo in ben dieci film), di padre attore e
produttore e madre insegnante, la carriera di attore comincia
giovanissimo, non ancora ventenne, nella prima apparizione del film
diretto da Lewis John Carlino, Class,
padroneggiato dalla coppia Rob Lowe e Andrew McCarthy, per
continuare a partecipare a quei “sermoni” adolescenziali firmati
John Hughes, partendo da Sixteen
Candles – Un compleanno da ricordare,
per approdare nel Sacco
a pelo a tre piazze
di Rob Reiner, al fianco di Daphne Zuniga. Quello che riesce a
dimostrare è la spontaneità a cui si affianca una fiducia da bravo
attore, confermandolo anche in quelle brevi apparizioni che però
sanciscono la riuscita di un messaggio, vedi il cameo in Stand
by me,
sempre di Reiner. Si avvicendano commedie di facili consensi,
sorretto dalla mano abile di registi capaci di ottenere il meglio
dell'attore, vedi Woody Allen nel suo Pallottole
su Broadway,
senza tralasciare film di spicco come Rischiose
abitudini
(di
Stephen Frears) per passare al pretenzioso
Morti di
salute
di Alan Parker, al fianco di un collaudato Matthew Broderick.
Continuano le felici commedie passando da I
perfetti innamorati
di Joe Roth, al fianco di Julia Roberts e Catherine Zeta-Jones, a
Serendipity –
Quando l'amore è magia,
diretto da Peter Chelsom. Roland
Emmerich lo reclama per il suo imponente 2012,
epico dramma sulle sorti di un pianeta oscurato dalla profezia
dell'apocalisse, per rivisitare
un inedito biopic sulle orme di Edgar A. Poe, nel The
Raven
diretto
da James McTeigue. Un filone che lo vede protagonista rivalutato,
dato il successivo Il
cacciatore di donne
di Scott Walker, per tornare ad impreziosire quel dramma d'autore che
l'età più matura lo impone, vedi il riuscito The
Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca, diretto
da Lee Daniels. Non poteva mancare la chiamata di Spike Lee, che lo
dirige in Chi-Raq,
per conciliare una carriera attiva fatta di successi che hanno
meritatamente impreziosito la bravura di Cusack.
Paolo Vannucci
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