ELIO GERMANO: Il Giovane Favoloso |
Successo
presentato alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia, il film biopic sulla vita
di Giacomo Leopardi, nel volto di Elio
Germano
Il regista Mario Martone dirige uno
dei ritratti più intensi sulla vita del poeta ribelle e romantico di Recanati.
Indiscutibilmente
uno dei poeti che ci ha accompagnato non solo nell’immaginario travagliato di
quella moltitudine di studenti “piegati” sui libri di scuola, assaporando
quella malinconia come un tributo sofferto nel nome dell’insegnamento che più
ci tiene saldamente legati al valore dell’istruzione... quella colta e ribelle,
proprio come quel triste scrittore che ci ha regalato L’Infinito, La quiete dopo la
tempesta e A Silvia, opere eterne nate dall’emotività provata di un giovane che
si domandava egli stesso quale fosse la giusta calibratura del vivere. Quella
giovinezza idealizzata nello studio come fuga in quei paradisi artificiali
cullati dall’illuminismo, in quella figura autoritaria paterna (nel film interpretata
da Massimo Popolizio) che ha forgiato il giovane Giacomo Leopardi (un
bravissimo Elio Germano) nella propria biblioteca domestica, come un sofferto
sodalizio di estasi e piacere, ricercando la propria ragione di esistere, in
quell’amore infelice rappresentato da Fanny Targioni Tozzetti (l’attrice Anna
Mouglalis), musa di quel “ciclo di
Aspasia” scritto tra il 1831 eil 1835. I soggiorni in terra toscana e
partenopea, dai quali ne scaturisce un ritratto tenuto sobrio e affaticato dalla
stessa anima che brucia di ardente passione soffocata dal male di vivere,
offuscando quella relazione di amicizia con lo stesso Antonio Ranieri (Michele
Riondino), complice di quei passaggi quotidiani che intingono la vita in prosa
dello scrittore marchigiano. Il potente lavoro sulla sceneggiatura di Ippolita di
Majo riesce a dare valore all’autentica opera di Mario Martone, riversando su
Elio quell’autenticità che tutti conserviamo dell’originale poeta Leopardi,
quasi timorosi di soffocare l’anima di un pensatore che ha avuto il merito di
insegnarci ad apprezzare i ritratti simbolisti della vita, quella pura e
malinconica vestita di semplicità e ricamata dai versi di una mente che ha
saputo elevare lo spirito immutato di intere generazioni.
Paolo Vannucci
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