lunedì 17 febbraio 2014

LA BELLA E LA BESTIA


VINCENT CASSEL & LèA SEYADOUX
Christopher Gans dirige Vincent Cassel, digitalmente Bestia nel restyling della più romantica favola europea celebrata dalla Disney

Motion capture e atmosfere “dark” prese in prestito dal cinema di Coppola, per una  delle favole più celebrative della letteratura europea,  nel remake francese de La Bella e la Bestia.


“Al cuor non si comanda”... così sembra aver pensato il regista Christopher Gans, audacemente responsabile di aver riproposto una delle favole più care all’immaginario fantasy di ogni età, nel romanticismo gotico di cui  ne è consapevole, reduce da Il patto dei Lupi  e il meno attinente Silent Hill, per aver voglia di immergere lo spettatore nella più classica delle fiabe per i facili palpiti di ogni palato intenditore, anche se la strizzata d’occhio al culto storico di Stoker rivisitato da Coppola non sembra distorcere il naso ai più esigenti, facendone virtù nei ricercati costumi cuciti addosso a un Vincent Cassel ormai abituato a simili prodezze in punta di piedi, visto che già Walt Disney ha saputo rigenerarne una delle prime versioni in computer grafica degne di attenzione, considerando che parliamo del ‘91 e di Motion capture non se ne sapeva praticamente nulla. Non possiamo di certo tralasciare il film d’animazione russo diretto da Lev Atamanov, siglato 1952, impastato di quella tradizione che ha saputo attingere nel folklore dal cui paniere si impastano proseliti di facili consensi, per passare da film minori che hanno avuto il merito di intercalare attese che hanno saputo accontentare il pubblico di ogni età, citando il remake diretto da Fielder Cook sul finire degli anni settanta, per un’attesa lunga circa un decennio che ha saputo arricchire il canestro delle delizie, almeno nel palinsesto televisivo made in USA, con un paio di interessanti produzioni che hanno elaborato l’immaginario degli sceneggiatori, attenti a miscelare messaggio e spirito d’improvvisazione. Cominciamo con la prima (entrambe prodotte dalla CBS), trasmessa dal 1987 al novanta, tecnicamente e stilisticamente una delle più fascinose trasposizioni del culto originale, trovando nella scelta degli interpreti la giusta alchimia interpretativa che ha saputo alimentare il fascino della fiaba originale. La storia di Catherine e Vincent, lei avvocato (Linda Hamilton) e lui bestia (Ron Perlman) padrone dei sotterranei cunicoli della metropolitana New York, dove il pregio della serie rimane proprio nella filosofica battaglia interiore tra il bene e il male, in quel popolo diviso tra lo spirito di conservazione puro e il consumismo che tutto fagocita senza lasciare respiro, confondendo i tratti di quell’amore che sublima lo spettatore proprio per l’essenza stessa da cui è concepito. Un uomo metà Leone, nel cuore e nell’istinto, capace di aiutare il prossimo sollevato dalla presenza di quell’amore corrisposto, carnalmente e spiritualmente. Stessa sorte tocca alla recente versione trasmessa dal 2012, figlia dei nostri tempi, in quelle dispute internazionali che fanno di necessità virtù, confondendo gli esperimenti scientifici con l’essenza stessa di quei conflitti etnici che sembrano non aver nulla di logica umanità. Di tono più “tiepido”, i momenti che vogliono saper sottolineare le atmosfere calde di un amore impossibile rimandano il sequel come continuazione ideale della precedente, ricalcandone i nomi con qualche variante nella sceneggiatura, passando da avvocato ad agente di polizia per la Bella Catherine (Kristin Kreuk), e da latente paladino sotterraneo a corpo speciale dell’arma per la Bestia Vincent (Jay Ryan). Tutto a favore di quell’odierna trasposizione che deve tutto al fascino originale del musical made in Disney, miscelando cartoon e quel pizzico di originalità affidata all’interpretazione di Cassel e la bella Lèa Seyadoux, per un amore che non conosce confini...


        Paolo Vannucci

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