lunedì 26 gennaio 2015

DiCinema: la nuova Hollywood


DiCinema: JULIA ROBERTS

Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi  che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide 

Bellezza, ironia e  romanticismo, per uno dei volti che ha perpetuato la commedia classica del nuovo cinema americano, in Julia Roberts.   

Conciliare sensualità e ironia, senza destabilizzare i tempi della commedia romantica, passando dal drammatico al sentimentale, per essere celebrata nel firmamento Hollywoodiano, come autentica protagonista di stile. Julia Roberts è sinonimo di semplicità e buongusto, e non è poco, considerando quanto sia difficile poter emergere rispettando i clichè a cui si và incontro, mentre sei complice e rivale di altrettante bellezze che si contendono i favori e le patinate copertine glamour della mecca del cinema. Lei c’è riuscita, con il volto giusto e quel pizzico di fortuna che ci vuole (il fratello Eric, attore), proprio come il film che l’ha messa al centro dell’attenzione; Mystic pizza... “e che pizza!”, come direbbero in molti, visto che quell’ impasto di mozzarella e pomodoro proprio non l’ha mai abbandonata, sino a oggi, nel più maturo Mangia prega ama, strizzando l’occhio a quella ragazza di ventun anni, allora diretta da Donald Petrie, affiancata da un gruppo di promesse del cinema odierno, vedi Vincent D’Onofrio, coprotagonista in Scelta d’amore, diretto da Joel Schumacher, riuscito esempio di dramma sentimentale, nel tema (la storia d’amore di Hilary e Victor, ragazza del popolo lei, giovane rampollo malato di leucemia lui, Campbell Scott), nei tempi giusti e la personalità già dimostrata nel precedente Fiori d’acciaio, vera alcova di melodramma melenso e artificiale tutto al femminile, complici le iperattive Sally Field, Dolly Parton, Shirley McLaine, Daryl Hannah e Olympia Dukakis, nei richiami epocali di un Via col Vento ben architetttato. Ma l’icona di Julia Roberts è, e rimarrà per sempre, il celebrato disimpegno impacchettato da Garry Marshall, in Pretty Woman,  moderno restyling di Colazione da Tiffany di Blake Edwards, dove l’Edward in questione è un vero e proprio sex symbol siglato Richard Gere, orchestrato dal binomio Touchstone-Disney (indimenticabile la hit It must have been Love dei Roxette, nel monito di Moon river), con un sequel “sopra le righe” sempre devoluto dallo stesso regista e identica accoppiata di attori, nel Se scappi ti sposo. Prove di buon cinema, si dimostrano A letto con il nemico,  sobrio dramma psicologico alla Hitchcock firmato Joseph Ruben, al fianco di un riuscito Patrick Bergin e l’analogo Linea mortale, sempre diretto da Schumacher, nella macabra danza di un gruppetto di dottorandi in medicina (Kiefer Sutherland, allora compagno dell’attrice, Kevin Bacon, William Baldwin e Oliver Platt), con la pretesa di sondare l’inconscio nel trapasso della morte. Spielberg l’ha vestita da Campanellino, per la fatina più ambita di Hook, mentre i temi della commedia si susseguono con i vari Qualcosa di cui... sparlare, Nemiche amiche e Il matrimonio del mio miglior amico, privilegiando il migliore Notting hill d’annata diretto da Roger Michell, con Hugh Grant a sancire il lascito di vera commedia rosa. Incursione nell’Horror d’autore  nel Mary Really firmato Stephen Frears, sui tormenti della servile cameriera di un oscuro Jeckyll e Hyde, interpretato da John Malkovich, per arrivare all’Oscar per il ruolo dell’omonima Erin Brockovich – Forte come la verità, finto film denuncia sui generis, al servizio della sceneggiatura. Meriti che vengono meglio dispensati nel Mona Lisa Smile diretto da Mike Newell, riuscita rielaborazione dell’Attimo fuggente in chiave femminista, sui temi dell’emancipazione femminile degli anni 50, sulle spalle di un insegnante di Storia dell’arte di un College privato, dove spiccano le adeguatissime Julia Stiles, Maggie Gyllenhaal e Kirsten Dunst. Considerando anche la parentesi voluta da Allen nel suo Tutti dicono I Love You,  Tom Hanks ha limato il tocco del regista nell’iperteso L’amore all’improvviso, abituati ormai ad una Julia Roberts che volentieri ammicca alla propria immagine “regalandosi” agli Spot pubblicitari in terra italiana (Lavazza ) e Lancòm, per ritornare adeguata protagonista di forte richiamo, nella versione di Biancaneve firmata Tarsem Singh, Specchio Specchio, in una inedita matrigna per la zuccherosa Bianca-Collins in salsa pop.

Di seguito, tutti i film interpretati dall’attrice:    
                                                        
Scuola di pompieri (Firehouse), regia di J. Christian Ingvordsen (1987)
Femmine sfrenate (Satisfaction), regia di Joan Freeman (1988)
Mystic Pizza, regia di Donald Petrie (1988)
Legami di sangue (Blood Red), regia di Peter Masterson (1989)
Fiori d'acciaio (Steel Magnolias), regia di Herbert Ross (1989)
Pretty Woman, regia di Garry Marshall (1990)
Linea mortale (Flatliners), regia di Joel Schumacher (1990)
A letto con il nemico (Sleeping with the Enemy), regia di Joseph Ruben (1991)
Scelta d'amore - La storia di Hilary e Victor (Dying Young), regia di Joel Schumacher (1991)
Hook - Capitan Uncino (Hook), regia di Steven Spielberg (1991)
I protagonisti (The Players), regia di Robert Altman (1992) - Cameo (non accreditato)
Il rapporto Pelican (The Pelican Brief), regia di Alan J. Pakula (1993)
Inviati molto speciali (I Love Trouble), regia Charles Shyer (1994)
Prêt-à-Porter, regia di Robert Altman (1994)
Qualcosa di cui... sparlare (Something to Talk About), regia di Lasse Hallström (1995)
Mary Reilly, regia di Stephen Frears (1996)
Michael Collins, regia di Neil Jordan (1996)
Tutti dicono I Love You (Everyone Says I Love You), regia di Woody Allen (1996)
Il matrimonio del mio migliore amico (My Best Friend's Wedding), regia di P.J. Hogan (1997)
Ipotesi di complotto (Conspiracy Theory), regia di Richard Donner (1997)
Nemiche amiche (Stepmom), regia di Chris Columbus (1998)
Notting Hill, regia di Roger Michell (1999)
Se scappi ti sposo (Runaway Bride), regia di Garry Marshall (1999)
Erin Brockovich - Forte come la verità (Erin Brockovich), regia di Steven Soderbergh (2000)
The Mexican, regia di Gore Verbinski (2000)
I perfetti innamorati (America's Sweethearts), regia di Joe Roth (2001)
Ocean's Eleven - Fate il vostro gioco (Ocean's Eleven), regia di Steven Soderbergh (2001)
Grand Champion, regia di Barry Tubb (2002)
Confessioni di una mente pericolosa (Confessions of a Dangerous Mind), regia di George Clooney (2002)
Full Frontal, regia di Steven Soderbergh (2002)
Mona Lisa Smile, regia di Mike Newell (2003)
Closer, regia di Mike Nichols (2004)
Ocean's Twelve, regia di Steven Soderbergh (2004)
La guerra di Charlie Wilson (Charlie Wilson's War) regia di Mike Nichols (2007)
Un segreto tra di noi (Fireflies In The Garden), regia di Dennis Lee (2008)
Duplicity, regia di Tony Gilroy (2009)
Appuntamento con l'amore (Valentine's Day), regia di Garry Marshall (2010)
Mangia prega ama (Eat Pray Love), regia di Ryan Murphy (2010)
L'amore all'improvviso - Larry Crowne (Larry Crowne), regia di Tom Hanks (2011)
Biancaneve (Mirror Mirror), regia di Tarsem Singh (2012)

Paolo Vannucci

mercoledì 7 gennaio 2015

EXODUS NEL NOME DI RIDLEY SCOTT


EXODUS - DEI E RE

Il decalogo biblico per eccellenza, nelle mani di un Ridley Scott che dispensa un Mosè nel volto di Christian Bale 

Rifacimento in grande stile di un classico dell’Antico Testamento affidato alle sorti della 20th Century Fox

Sono passati diciassette anni da quando la DreamWorks ha messo le mani su uno dei personaggi più carichi di fascino religioso che il cinema possa raccontare, e ne sà qualcosa il buon Charlton Heston che dopo la corsa con i carri di Ben Hur ha potuto aprire il Mar Rosso con tanto di tunica e bastone, sfidando quegli effetti speciali che costarono un Oscar a John Fulton. Un classico del cinema che ha ispirato Brenda Chapman, Steve Hickner e Simon Wells (Il Principe d’Egitto), raccogliendo un difficile testimone appartenuto a quel mostro sacro di Cecil B. De Mille, dove le caratterizzazioni dei personaggi non hanno mai conosciuto inflessione, partendo da un Yul Brynner fedelmente tramandato di generazione in generazione, per affiancarsi a quel monumentale Mosè che oggi viene affidato all’espressività di un provato attore che risponde al nome di Christian Bale. Tutto questo non poteva portare che il nome di un regista a cui Hollywood deve celebrazioni e fama. Il nome lo conoscono tutti, ed è proprio a Ridley Scott che oggi porgiamo l’ennesimo tributo di uno degli episodi sacri più benvoluti di sempre, in quel decalogo scritto con il dito di Dio, e assistito da un Mosè che è stato baciato recentemente da un nostrano Roberto Benigni in occasione dei suoi Dieci Comandamenti, ormai consacrato tra i grandi di sempre grazie all’elogio della Divina Commedia e della Costituzione Italiana, nella rilettura tipica dell’attore toscano. Se con Robin Hood il pegno dello sbarco in Normandia è diventato forte caratterizzazione di ottima regia, anche per la divisione del Mar Rosso dobbiamo coglierne il cameo, per non dimenticare quelle inossidabili piaghe d’Egitto che si deve subire Joel Edgerton nel ruolo di Ramses. Una produzione firmata dallo stesso regista con la Volcano films,  contando sui nomi di Sigourney Weaver (Tuya) e Ben Kingsley (Nun), John Turturro (Seti) e Aaron Paul (Giosuè), per immergersi in quella visione moderna di una storia eterna tramandata secondo il copione, con gli stessi ingredienti (il roveto ardente nella voce di Dio) e le aspettative di un pubblico sempre più esigente che si immola nuovamente all’esodo del popolo ebraico guidato da un ritrovato Mosè.        

Paolo Vannucci