DiCINEMA: KRISTEN STEWART |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Freschezza
giovanile e carattere da primadonna, per una delle giovani emergenti
della patinata alcova delle attrici più pretendenti
di Hollywood, nel talento di Kristen Stewart.
Se
essere etichettata dalle
dive patinate della mecca del cinema, grazie
ad un ruolo che ti pone all'attenzione di critica e pubblico, vuole
dire essere sinonimo di qualità nel proprio nome… bene, la
giovanissima Kristen Stewart può meritatamente adagiarsi in
quell'alcova di successo che si è imposto con il personaggio di
Isabella Swan, nella trasposizione cinematografica dei romanzi culto
dell'autrice Stephenie Meyer nella saga di Twilight.
Un ruolo di eroina
romantica che ha solo rafforzato un talento recitativo iniziato con
La sicurezza degli
oggetti, diretta da
Rose Troche, per passare al più ambizioso Oscure
presenze a Cold Creek, al
fianco di Dennis Quaid e Sharon Stone.
Ruoli
che la mettono in evidenza, preparandola per quel debutto di fama di
un ciclo “vampiresco” preceduto da un gradevole ruolo romantico
ne Il
bacio che aspettavo,
al fianco di Adam Brody
(noto al pubblico
giovanile per il serial televisivo O.C.) e Meg Ryan. Incursione
marginale nel Jumper
di Doug Liman, dopo
aver impreziosito l'asprezza di un pretenzioso Into
the Wild diretto da
Sean Penn. La conferma di un valore di blockbuster si ripropone con
Biancaneve e il
cacciatore di
Rupert Sanders, rivisitando in chiave dark una delle favole più
preziose del ciclo disneyano. Una scelta di ruoli che la mettono in
bilico tra adolescenza perduta e maturità, affrontando così un
cammino di scelte artistiche che si evidenziano nell'audacia di On
the Road di Walter
Salles, ponendosi
all'attenzione di una critica più severa e meno propensa ai facili
consensi. Un volto facilmente apprezzato dalle campagne
pubblicitarie, passando da Chanel a Balenciaga, per mettersi alla
prova come regista nel videoclip della band Sage + The Saints. Primo
riconoscimento importante con il Premio César per il film Sils
Maria di Olivier
Assayas, per arrivare ad impreziosire la vena registica dello stesso
Woody Allen con Cafè
Society, confermando
un'ambizione felicemente riconosciuta dalla propria crescita di
attrice, riconosciuta dallo stesso Ang Lee nel proprio Billy
Lynn's Long Halftime Walk.
Una carriera che può solo crescere in meglio, avvalorando quei
natali che non potevano che promettere una strada artistica in
ascesa, benvoluto da un padre manager e produttore televisivo, John
Stewart, e la stessa madre Jules Stewart, sceneggiatrice e regista.
Ormai i tempi di Twilight
sembrano
un lontano ricordo di una promettente adolescente che, da cigno, si è
imposta nel vortice più maturo di un cinema responsabile delle
proprie scelte.
Paolo Vannucci
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