Il regista torna a dirigere l’ennesima epopea cinematografica, riportando in “Motion Capture” il personaggio creato da Hergè
Terza riedizione in grande stile per il ritorno delle avventure del giovane TINTIN e Milou.
Steven Spielberg dietro la macchina da presa. Un’attesa allentata da anticipazioni che enunciavano il nome di quel personaggio a fumetti noto come TINTIN. Un lungometraggio d’animazione rinverdito da una “Motion Capture” in vena di prodezze tecnologiche, visto il risultato tanto atteso nelle prime sequenze elargite dal Teaser che rimanda l’appuntamento nelle sale il prossimo 28 Ottobre, posticipando l’uscita Natalizia prevista in origine (solo per il mercato statunitense). Un anticipo per confermare un successo da Blockbuster, alla View Conference sull’Arte Digitale il 21/23 Ottobre a Torino, e si parte. Colpa della crisi economica mondiale? Di certo nessuno può dubitare dell’integrità morale del ragazzotto dai capelli rossi nato dalla fantasia del disegnatore belga Georges Remi, in arte Hergè, apparso nel lontano 1929 nel settimanale Le Petit Vingtième, testimone di cultura a fumetti di un secolo di storia mondiale, tenendo conto che la casa editrice Moulisart (fucina di ardimentosi talenti nella coppia Goscinny-Uderzo, creatori di Asterix e Lucky Luke) ha continuato la pubblicazione realizzata dall’autore sino al 1986, alternando vicende che hanno avuto come soggetto i grandi avvenimenti storico-culturali che possono aver raccontato, con sobrietà data dagli accadimenti stessi, lo spirito e la moralità della società, sino ai giorni nostri. Le avventure di TINTIN e il segreto dell’Unicorno, questo è il titolo dell’opera inedita di Spielberg, definito dall’autore stesso, prima che venisse a mancare nell’83, “l’unico Genio che possa far rivivere il mio personaggio”, e il regista ha devoluto un film all’altezza di ogni aspettativa, coadiuvato da Wyne Stables, artefice degli effetti visivi della Weta Digital, sotto la stessa produzione del regista e l’accoppiata Peter Jackson e Kethleen Kennedy, il primo già collaudato padrone della Trilogia de Il Signore degli Anelli e del remake di King Kong, autentico pioniere di quella Motion Capture che ha visto, per la prima volta, l’attore Andy Serkis cimentarsi in entrambi i ruoli di Gollum e Kong (non di meno importanza il ruolo comprimario di Caesar ne L’Alba del Pianeta delle Scimmie). Questa volta è il turno del Capitano Haddock, il Lupo di Mare che accoglie un inconsapevole TinTin (Jamie Bill) a bordo di quella nave con la quale solcherà le fervide porte della fantasia. Oltre al fedele Milou, il piccolo Terrier bianco, ci sono Daniel Craig nelle “transgeniche” fattezze di Rackham il Rosso (in contemporanea con Cow Boy & Aliens, insieme a Harrison Ford), Simon Pegg e Nick Frost nei ruoli dell’ispettore Dupond e Dupond. Una sceneggiatura che trae spunto da tre racconti della serie (in italia pubblicata da due differenti Editori, la Comic ART e la Lizard), rispettivamente Il granchio d'oro, Il segreto del Liocorno e Il tesoro di Rakham il Rosso. Sicuramente il film di Spielberg non avrà nulla da temere rispetto ai precedenti in pellicola girati cronologicamente da Jean-Jacques Vierne nel 1961 intitolato Tintin et le mystère de la toison d'or, e Philippe Condroye per il secondo, Tintin et les oranges bleues, del 1964, entrambi interpretati da Jean Pierre Talbot. Abbandoniamoci, dunque, a questo sogno che solo Spielberg poteva firmare... con tanto di ciuffo in testa rosso e lentiggini... come lo stesso personaggio dell’intimenticabile Hergè abbia potuto desiderare.
Paolo Arfelli