DiCINEMA: GABRIEL BYRNE |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Moderazione
e carisma, per uno dei volti del cinema internazionale che ha saputo
imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle
qualità di attore di Gabriel Byrne.
E'
raro che un caratterista d'eccezione possa mantenere alto il livello
qualitativo di una recitazione che richiede il massimo, senza
pretendere quell'attenzione che ti porta alla ribalta di un successo
di pubblico senza limiti. Gabriel Byrne è riuscito in questa “umile”
impresa. Di salde origini irlandesi e cattoliche, ha alle spalle
degli studi di archeologia, prima di frequentare quel teatro che lo
porta a debuttare al cinema con il primo successo mondiale in
Excalibur
di John Boorman, per diventare quel volto ricercato che trova in Ken
Russell un ottimo mentore per Gothic.
Seguono
Giulia e Giulia diretto
da Peter
Del Monte, per diventare attore di spicco nel Crocevia
della morte di Joel
Coen. Si consolida così
una caratterizzazione di attore che lo pone all'attenzione di un
cinema mondiale che richiede sobrietà di stile, senza annullare
un'identità flemmatica dei personaggi tipici che continua ad
interpretare, passando
così da Fuga dal
mondo dei sogni di
Ralph Bakschi al
remake del francese Nikita,
Nome in codice:
Nina, per
partecipare alla corale rivisitazione di un classico diretto da
Gillian Armstrong, Piccole
Donne, arricchendo
la variegata interpretazione dei ruoli con la partecipazione al
bianco e nero d'autore di Jim Jarmush, nel Dead
Man al fianco di
Johnny Depp. Bille August lo vuole per il suo Il
senso di Smilla per la neve, al
fianco di Julia Ormond, per affiancare un quartetto d'eccezione nel
nome di Dumas, per l'imponente La
maschera di ferro
di Randall Wallace, fiero D'Artagnan alla corte di Leonardo DiCaprio.
Ricky
Tognazzi lo dirige nel suo Canone
inverso,
per
continuare la sua raffinata scelta di ruoli con Spider
di David Cronenberg e
La fiera
della vanità
di Mira Nair. Di
rimarchevole importanza rimangono Attacco
a Leningrado
di Alexander Buravsky, a cui segue The
Deadly Game – gioco pericoloso
diretto da George Isaac, per assaporare un ciclo vampiresco
tornato di moda nel glamour di Vampire
Academy
di Mark Waters.
Una
carriera di estrema brillantezza, per un volto velato di malinconia e
riservatezza, ma che non ha mai smesso di rinunciare a quella qualità
che si chiama successo.
Paolo Vannucci