DiCINEMA: SCARLETT JOHANSSON |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Sensualità
e charme in un viso d'angelo, nelle camaleontiche qualità di attrice
nel nome di Scarlett Johansson, ultima grande sex symbol di
Hollywood.
A
volte il destino di una attrice può sembrare proprio lo specchio di
quel brutto anatroccolo capace di tramutarsi in quel bellissimo cigno
ammirato da tutti. Se consideriamo il debutto tiepido di una
trepidante adolescente senza forme nel drammatico L'uomo
che sussurrava ai cavalli
di Robert Redford, di strada Scarlett ne ha fatta parecchia, passando
dagli spot in tenere età per approdare al cinema con forti
ambizioni, grazie alla pièce teatrale Sofistry
accanto ad Ethan
Hawke. Figlia di Karsten Johansson (architetto) e Melanie Sloan
(attrice e produttrice), i primi passi nella mecca del cinema portano
i nomi di Genitori
cercasi e Mamma,
ho preso il morbillo,
per
confermare doti più mature di attrice in Ghost
World di Terry
Zwigoff e In fuga
per la libertà di
Eva Gàrdos, ricevendo le prime candidature al Golden globe con Lost
in Translation di
Sofia Coppola e La
ragazza con l'orecchino di Perla
di Peter Webber. La strada del successo comincia ad essere tutta in
ascesa, passando dai riuscitissimi In
Good Company (al
fianco di Topher Grace
e Dennis Quaid) e Match
Point diretta
dalla mano sapiente di un inedito Woody Allen. Ne diventa ovviamente
al sua musa nei successivi Scoop
e Vicky Cristina
Barcelona, senza
tralasciare dei picchi di celebrità nell'inedito The Island
(rivisitazione del classico La
fuga di Logan) di
Michael Bay, per
passarare a Black
Dahlia di Brian De
Palma a L'altra
donna del Re di
Justin Cadwick.
La
notorietà di un vasto pubblico arriva con le incarnazioni da super
eroina nelle vesti de la Vedova Nera nei vari Avengers e l'incursione
nell'Iron Man 2 di Jon Favreau sino ai due capitoli di Captain
America
(The Winter
Soldier
e Civil War).
Ruoli di azione che riescono a confermare una sensualità di attrice
che ben si abbina alla dinamicità di un cinema che cerca, nella
fascia dei più giovanissimi, quella stabilità di consensi che
determinano la qualità di un cinema in costante crescita.
Caratteristiche confermate dall'abilità di un regista come Luc
Besson, che l'ha diretta nel drammatico fantasy Lucy.
Una
carriera divisa tra la musica e la moda, incidendo gli album Anywhere
I Lay My Head
e Break Up,
prestando
poi il suo volto alle varie campagne di moda di
Louis Vuitton, Calvin Klein e Dolce e Gabbana, con la clip Street
of Dreams
diretta da Martin Scorsese.
Paolo Vannucci