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DiCINEMA: KEVIN BACON |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Interprete
di prim’ordine dell’ultima generazione del grande cinema da
protagonisti,
l’energia e l’impegno nel talento di Kevin Bacon.
Cosa
vuol dire essere un ponte tra due epoche, due modi di fare cinema,
due maniere di raccontare una sola realtà, fatta di vite sospese tra
i conflitti tipici dati dall’età, le storie che devono essere
spaccati credibili di una società che ci accompagna nei fatti della
vita, senza dimenticare che i crediti che rilasciano, sono sempre un
conto aperto che riguarda solo noi stessi. Kevin Bacon, volto
frizzante, sbarazzino e tagliente, quando era nella mischia di quei
giovanotti chiamati John Belushi, Tom Hulce e lo stesso Sutherland,
nell’anarchico e irresistibile Animal
House di Landis,
primo grande trampolino di un emergente che ha cominciato a soli
diciassette anni (come tanti altri, no?), in un corso di recitazione
di appena cinque settimane, per poi lasciare la propria famiglia (il
padre architetto e la madre insegnante) per intraprendere la strada
dell’attore. Primi esordi teatrali che lo portano immediatamente a
presiedere ruoli di rilievo nei vari Venerdì
13 (il capostipite
di una lunga serie della saga Horror cult del cinema contemporaneo),
per ritrovarsi nel graffiti di A
cena con gli amici
(analoga “tavolata” con Steve Guttenberg e Mickey Rourke, diretti
da Barry Levinson) e conoscere la vera celebrità con il cult
generazionale anni ’80, Footloose,
rifacimento musical di un verosimile Gioventù
Bruciata, con
piacevoli canzoni che hanno regalato vari adattamenti musical
teatrali e una recentissima versione cinematografica (2012), più
sottotono degli originali interpreti (vedi Lori Singer, Diane West e
John Lithgow). Incursione nello psico
thriller diretto da
Martin Campbell, Legge
Criminale (1989),
al fianco di Gary Oldman, omaggiando il maestro Hitchcock con
richiami all’altezza della celebrata filmografia, per sondare il
terreno splatter anni 50 con il riuscito Tremors,
diretto da Ron Underwood, seguito dal Linea
Mortale di Joel
Schumacher, per riscrivere la commedia americana con il delizioso
Dice Lui, dice Lei
(regia a quattro mani di Ken Kwapis e Marisa Silver). Lo stesso anno
interpreta Willie O’Keefe (uno dei testimoni chiave del complotto),
nel controverso JFK
di Oliver Stone, a
cui seguono Codice
d’Onore (una
delle migliori “arringhe da tribunale” apparse sullo schermo),
coprotagonista di Tom Cruise e un memorabile Jack Nicholson. Prima
nomination al Golden Globe con il drammatico Il Fiume
della paura,
comprimario di Meryl Streep, per riapprodare al Kolossal americano
con Apollo 13,
sulla scia dell’allunaggio più “problematico” della storia
della
NASA. Analoga sorte nel prolisso Sleepers,
in una amara danza di personaggi (Robert De Niro, Dustin Hoffman e
Brad Pitt) nello sfondo di una New York vista dal basso, tema ripreso
qualche anno dopo da Clint Eastwood con Mystic
River e
successivamente da Nicole Kassell nel suo The
Woodsman – il segreto,
film in cui il tema della pedofilia traccia un solco profondo tra la
verità e il necessario bisogno di sondare difficili problematiche a
cui dare risposta. Considerando una parentesi di doppiaggio animato,
nel Balto prodotto
da Spielberg, la recente incursione nel restyling della Marvel, X-Men
First Class ha
veicolato Bacon verso una caratterizzazione più contemporanea dei
personaggi da cinema, dove i tempi più dinamici si conciliano nella
recente produzione televisiva The
Following,
confermando una carriera di rispettabile cinema da protagonisti.
Paolo Vannucci