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DiCINEMA: EWAN McGREGOR |
Un
viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i
registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in
celluloide
Stabilità
e impegno, nelle qualità di un grande talento del cinema
contemporaneo, nel nome di Ewan McGregor.
Prendete
un cristallo, preferibilmente carbonio. Durissimo. Trasparente.
Incolore. Prezioso per la sua rarità. Usato in cinematografia.
Volete un nome in assoluto? Ewan McGregor. Scozzese. E’ impossibile
trovare tanta rarità in un solo nome di attore. L’Attore.
L’Artista. Quando l’integrità morale caratterizza la fragilità
e la sensibilità di un uomo, nei personaggi che devono immolare
conflitti e trionfi della vita. Figlio di insegnanti e con un
fratello maggiore, pilota di aerei dell’aviazione militare inglese,
si diploma alla Guildhall School of Music and Drama, per trovare
subito una parte nel film televisivo Lipstick
on your collar, a
cui si susseguono varie serie e film distribuiti sempre dalla BBC,
tra cui Scarlet &
Black e Family
Style, per
approdare al grande schermo con il primo successo, Trainspotting
(1996), commedia
dissacratoria diretta da Danny Boyle, nel disagio giovanile riletto
come fuga dalla realtà, vincitore dell’Efebo d’oro e precursore
di una carriera in ascesa per McGregor, dal rifacimento di Little
Voice – E’ nata una stella
(adattamento del musical teatrale londinese The
Rise and the Fall of Little Voice di
Jim Cartwright), al biopic Velvet
Goldmine, sullo
scenario glam rock della swinging London degli anni sessanta, per
confermare un successo di prestigioso vocalist nel celebrativo
Moulin Rouge
di Baz Luhrmann, al fianco di Nicole Kidman. Il cinema epico lo
reclama, nel garante di George Lucas che lo vuole nei conclusivi tre
episodi della saga di Star
Wars, nel ruolo di
un giovane Obi-Wan, maestro jedi dell’apprendista Anakin (Hayden
Christensen), per partecipare al caleidoscopico contenitore di sogni
orchestrato da Tim Burton, Big
fish – Le storie di una vita incredibile,
passando al doppiaggio nel lungometraggio in computer
grafica siglato Fox-
Blue Sky, Robots
(era Rodney), elaborata favola d’animazione moderna, nei sogni di
un aspirante “inventore” di successo. Michael Bay lo dirige nel
suo The Island,
al fianco di Scarlett Johansson, moderno restyling del romanzo di
William F. Nolan & George Clayton Johnson, La
Fuga di Logan, per
sancire il trionfo narrativo dello scrittore Dan Brown, nel prequel
Angeli e Demoni
(sempre diretto da
Ron Howard) del primo Il
Codice da Vinci,
bellissima tessitura sociale e spirituale sui dogmi della Chiesa e
della Scienza, al fianco di un impeccabile Tom Hanks nel ruolo
dell’agente Robert Langdon. Lo spirito dissacratorio dei tempi
odierni lo coinvolge nella precaria commedia diretta da Grant Heslow,
L’Uomo che fissa
le Capre, al fianco
di un George Clooney già abituato a divagazioni sul genere. La fiaba
fantasy moderna lo rivuole nel tiepido Tata
Matilda e il grande botto,
con una Emma Thompson che cerca di far “dimenticare” una troppo
ingombrante Julie Andrews e la sua deliziosa Mary Poppins, per
doppiare (in casa Disney) il lungometraggio Rapunzel
– L’intreccio della torre
(era Plowden), precursore dell’attuale film sulle orme di Jack
e il fagiolo magico,
nella rielaborata edizione titolata Il
Cacciatore di Giganti.
Il dramma catastrofico-ambientale, sullo scenario sentimentale di un
padre di famiglia in lotta con le forze della natura, lo vede
protagonista al fianco di Naomi Watts, nel The
Impossible, sulla
strada di un successo che ha visto McGregor imporre le proprie
indiscusse qualità di artista, nella musica e nel teatro, sin dai
primi esordi nella commedia Little
Malcolm and His Struggles Against the Eunuchs,
diretta dallo zio Denis Lawson, al recente successo di Iago, nella
trasposizione del dramma Shakespeariano Othello,
con Chiwetel Ejiofor e Kelly Reilly nel ruolo di Desdemona.
Paolo Vannucci