sabato 12 ottobre 2013
martedì 8 ottobre 2013
DiCinema: La nuova Hollywood
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DiCinema: Steve Martin (2013) |
Comicità, vèrve e raffinatezza, per
uno degli attori e autori di un cinema che ha mantenuto le aspettative della
commedia tipica Hollywoodiana, nel talento ineguagliabile di Steve Martin.
Riuscire ad
arginare un talento che può travolgere e definire i tempi di una rinnovata
recitazione comica, senza marcare il confine tra la classica commedia e il
revival musical oltre ogni stile
generazionale, può sembrare quasi impossibile... oppure, come il nostro Steve
Martin ha saputo superbamente dimostrare, essere una grande realtà. Texano,
come un buon whisky che non può deludere, con salde radici negli studi
ordinari, fino alla laurea in filosofia. Il primo debutto in una compagnia
teatrale formata nel periodo liceale, con un piccolo musical, per definire la
propria carriera professionale solidamente indirizzata nello spettacolo. Passare dalle prime esperienze televisive
(The Smothers Brother Comedy Hour), alla fucina “obbligatoria” del Saturday
Night Live, per approdare al cinema con una solida esperienza come autore.
Tutto è iniziato con Ecco il film dei
Muppet (The Muppet Movie, 1979),
celebrazione dell’universo creato da Jim Henson, negli indimenticabili Kermit
& soci, in un valzer di celebrità “investite” dai personaggi di pezza più
popolari della TV (lo stesso Steve Martin, con il proprio talento, tenuto a
battesimo quando da ragazzino lavorava presso il Magic Shop di Disneyland), per essere diretto da Carl Reiner (sue
le sceneggiature) ne Il Mistero del
cadavere scomparso (incursione atemporale nella commedia anni ‘40), Ho perso la testa per un cervello (brillante
idea di un soggetto che vede Kathleen Turner disputarsi i favori di un
neurochirurgo in cerca d’amore in un cervello femminile parlante) e Ho sposato un fantasma. La celebrazione
del Saturday televisivo si completa con John Landis che dirige un travolgente
trio di avviate conferme in Martin, Chevy Chase e Martin Short nel I Tre Amigos, parodia del cinema muto
nei riflessi comici, a suo tempo contestati da un’eccessiva caratterizzazione
messicana dei personaggi, per completare il genere fanta-comico-splatter con il
più celebrativo La piccola bottega degli
orrori, con Frank Oz a “deliziare” un raccapricciante quasi musical (in
origine basato su una commedia Off Broadway di Howard Ashman), con Rick Moranis
ad affiancare Martin, nel ruolo chiave del dentista sadico. La prima incursione
nella trasposizione “ad Opera” (sua anche la produzione) avviene per mano di
Fred Shepisi a dirigere Roxanne,
divertente commedia tratta dal Cyrano di Edmond Rostand, con Daryl Hannah nel
ruolo di una rivisitata astronoma in dipartite di cuore, seguita dal più
elaborato Pazzi a Beverly Hills (L. A.
Story), shakespeariana trasfigurazione a vantaggio degli status sociali
(Sarah Jessica Parker e Victoria Tennant tra i protagonisti). Ron Howard lo
dirige in Parenti, amici e tanti guai,
riunione di famiglia con un collettivo di tutto rispetto (con Tom Hulce, Keanu Reeves
e Dianne West), per riproporlo
nuovamente ne Il Padre della Sposa
(entrambi i film diretti da Charles Shyer), nel rifacimento di un classico
della commedia anni 50. Di ottimo impatto, il riuscito lavoro di Kasdan, nel Grand Canyon sempre a favore di Kevin
Kline (da citare anche Danny Glover e Mary McDonnell), per sondare il difficile
terreno fertile della religione-spettacolo, con Debra Winger a rafforzare il
soggetto. Si susseguono lavori di doppiaggio, da Il Principe d’Egitto a Fantasia
2000, per risondare l’ennesimo remake di un altisonante capolavoro di Blake
Edwards, La Pantera Rosa, nel ruolo
che fu di Peter Sellers, in due episodi rispettivamente diretti da Shawn Levy e
Harald Zwart. Una carriera di successi che hanno sempre confermato una
ineguagliabile mimica e caratterizzazione, che non hanno mai deviato i tempi
della commedia tipica americana, soprattutto quando il valore della comicità
non è mai un espediente in cerca di prodezze da Oscar.
Paolo Vannucci
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