lunedì 19 novembre 2018

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: WILLEM DAFOE
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide
Volto istrionico e volitivo del cinema, il talento che ha saputo imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attore di Willem Dafoe.
Faccia tagliente ed enigmatica, che sembra scrutarti nel profondo, come per scongiurare quella negatività che molte volte ha trasudato nei personaggi che ha avuto maniera di interpretare. Così è fatto Willem Dafoe, uno degli attori che ha decisamente sondato una ampia cernita di caratteri per raccontare quelle storie che hanno impreziosito il “paniere” di Hollywood. Di natali provenienti dalla medio borghesia statunitense, ha iniziato a recitare durante l'università, arrivando a fondare una propria compagnia teatrale, la Wooster Group. Il debutto cinematografico arriva con le prime comparsate, passando da I Cancelli del Cielo di Michael Cimino a Miriam si sveglia a Mezzanotte, di Tony Scott. Ma il primo vero debutto da protagonista arriva con la favola rock diretta da Walter Hill, Strade di Fuoco, alcova adolescenziale a base di musica e corse notturne in roboanti motociclette da autentici bikers. Tutto questo per approdare alla vera consacrazione per mano di uno dei registi più autentici della coscienza americana, Oliver Stone, firmando il sergente Elias in Platoon. Ruolo che lo ha fatto diventare una delle promesse in prorompente ascesa. Tutto confermato dal ruolo offertogli da Martin Scorsese per il suo irriverente ed inedito Gesù in L'Ultima Tentazione di Cristo. Alan Parker lo reclama per il controverso Mississippi Burning, mentre Stone lo rivuole per l'ennesima denuncia morale nel suo Nato il Quattro Luglio, al fianco di Tom Cruise. Si susseguono una miriade di ruoli che sanciscono il successo di una star ormai consolidata, passando dalla pura azione firmata Jan De Bont con Speed 2, al cinema d'autore firmato da Brian Gilbert, Tom & Viv. Sam Raimi lo cerca per quel ruolo”antipatico” del cattivo Goblin, nella sua inedita trilogia di Spider-Man, ma sicuramente la propria capacità di plasmare i ruoli senza farsi assorbire dal personaggio, lo aiuta a dare sempre nuova linfa nelle continue caratterizzazioni con cui si propone. Questo si traduce in quel vortice offerto dalle interpretazioni inedite che investe in Nymphomaniac Vol. 1 e 2, diretto da Lars Von Trier, e i cardini interpretativi offerti dai recenti Assassinio sull'Orient Express e Seven Sisters. Tutto per impreziosire una carriera costruita sulle proprie indubbie capacità di sapersi reinventare, offrendo quella maschera che difficilmente passa inosservata, regalandosi una Coppa Volpi per il ruolo di Vincent Van Gogh, nel capolavoro diretto da Julian Schanbel, in At Eternity's Gate.

Paolo Vannucci

domenica 7 ottobre 2018

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: DANIEL CRAIG
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide
Volto volitivo e coriaceo del cinema, il talento che ha saputo imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attore di Daniel Craig.
Un po' come è successo ai suoi predecessori, arruolati come agenti al servizio di Sua Maestà la regina britannica, scrollarsi di dosso un simile “marchio di fabbrica” può sembrare arduo e impegnativo. Ma quella scommessa Daniel Craig sembra essere riuscito a vincerla, soprattutto con se stesso. Di natali gallesi, riesce a superare il trauma del divorzio dei genitori applicandosi brillantemente negli studi e nello sport, anche se lascia volentieri una carriera di buon giocatore di rugby per dedicarsi al sacro fuoco della recitazione. Debutta in televisione con la serie Le avventure del giovane Indiana Jones, per approdare sul grande schermo a fianco di Morgan Freeman con La forza del singolo, diretto da John G. Avildsen. Seguono ruoli che riescono a metterlo in luce, in film del potenziale di Elizabeth e la trasposizione cinematografica del serial sulle avventure del giovane Indy diretto da Simon Wincer. Il battesimo del fuoco avviene con Lara Croft: Tomb Rider, diretto da Simon West, mentre Steven Spielberg lo vuole nel suo pretenzioso biopic di Munich. La chiamata per vestire i panni del più famoso agente segreto di Fleming avviene per mano di Martin Campbell, in Casino Royale, a cui seguono Invasion, di Oliver Hirschbiegel e James McTeigue, e La bussola d'Oro, film fantastico per ragazzi diretto da Chris Weitz. Il secondo appuntamento con James Bond arriva con Quantum of Solace, per rimanere sul genere tutto muscoli e azione con l'avveniristico Cowboys & Aliens, di Jon Favreau, accanto all'inossidabile Harrison Ford. Seconda avventura con Spielberg per le prodezze in motion graphic in Le avventure di Tin Tin-Il segreto dell'Unicorno, per impreziosire l'avventura firmata da David Fincher e il suo Millennium-Uomini che odiano le donne. Gli ultimi due capitoli di James Bond sono siglati Skyfall (per il cinquantenario della serie) e Spectre, deliziando pubblico e critica per tanta prestanza e puro british style. Non si lascia scappare l'occasione di impreziosire il cameo di J.J.Abrams con il suo Star Wars: il risveglio della Forza, per ributtarsi a capofitto nell'azione più sconsiderata siglando un inedito La truffa dei Logan, per mano di Steven Soderbergh. Niente male per uno dei simboli da macho, secondo solo al mito dell'inossidabile Steve mcQueen, da cui ha ereditato carisma e prestanza di stile. Una strada ancora costella di buoni auspici, per un ex agente segreto che non ha perso il vizio di stupire.
Paolo Vannucci



domenica 2 settembre 2018

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: COLIN FARRELL

Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide
Volto aspro e ribelle del cinema, il talento che ha saputo imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attore di Colin Farrell.
Vestire i panni dell'antieroe non sempre riesce a destabilizzare una carriera costruita su ruoli d'impegno e di felice presa commerciale. Per Colin Farrell l'impresa sembra ben riuscita, visto il successo che ha caratterizzato una carriera di ottimo cinema da protagonista. Ultimogenito di quattro figli e di natali irlandesi, il giovane Farrel lascia gli studi in età precoce, per dedicarsi alla sua grande passione musicale, Infelice rimane il tentativo di diventare il cantante dei Boyzone, ripiegando la propria vena artistica nella recitazione, iscrivendosi alla Gaiety School af Acting. Il primo ruolo arriva con il film diretto da Michael Lindsay-Hogg, Frankie delle Stelle, a cui seguono Zona di Guerra (di Tim Roth) e Un perfetto Criminale. La vera consacrazione di un cinema di ampio respiro arriva con la chiamata di Steven Spielberg, con la partecipazione al cast di Minority Report, al fianco di Tom Cruise. Seguono buoni successi commerciali con In linea con l'assassino (di Joel Schumacher) e La regola del sospetto (di Roger Donladson). Il richiamo di cattivo di culto arriva con il ruolo di Bullseye, nella produzione siglata Marvel di Daredevil, a cui seguono S.W.A.T e il pretenzioso Alexander firmato da Oliver Stone. Per Colin Farrell la strada del successo è tutta in ascesa, passando dal felice remake di Miami Vice, firmato da Michale Mann, al ruolo cameo voluto da Terry Gilliam per Parnassus-L'uomo che voleva ingannare il diavolo. Felice remake con Total Recall firmato da Len Wiseman, per approdare alla commedia commerciale di grande effetto con Saving Mr, Banks di John Lee Hancock. Il fantasy sulla scia dei romanzi adolescenziali di culto lo vede protagonista nel Animali fantastici e dove trovarli (regia di David Yates), per approdare nelle felici mani di una sapiente Sofia Coppola che lo dirige nella propria reinterpretazione de L'inganno. Dunque una carriera sapientemente costruita sulla determinazione di un carattere che deve moltissimo a quell'ambiguità che non deturpa di certo oneri migliori, visto la recente regia di un Tim Burton che ha impreziosito i ruoli di Farrell con la propria riedizione di uno dei grandi classici Disneyani in salsa computer grafica, con Dumbo.
Paolo Vannucci



domenica 1 luglio 2018

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: JENNIFER LAWRENCE
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide
Nuova bambola ribelle del cinema, il talento che ha saputo imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attrice di Jennifer Lawrence.
Proiettarsi felicemente nell'olimpo delle grandi stelle, considerando la giovane età, non è impresa di poco conto. Ebbene, Jennifer Lawrence quella scommessa l'ha vinta, riuscendo a imporsi come attrice emergente raggiungendo quei traguardi effemeri di successo che ben poche attrici sono riuscite ad eguagliare. Nata a Louisville, il 15 agosto del 1990, i primi passi li muove nella televisione debuttando al The Bill Engwall Show. Il primo ruolo cinematografico arriva con The Poker House, diretta da Lori Petty, a cui seguono Garden Party e il premiato The Burning Plain, aggiudicandole il premio Marcello Mastroianni alla 65° Mostra del Cinema di Venezia. Seguono successi di cinema nei celebri Un Gelido Inverno (di Debra Granik) e Mr. Beaver, al fianco di un assopito Mel Gibson. La fama di supereroina Marvel arriva presto con l'interpretazione dei tre capitoli dedicati al gruppo degli X-Men, intercalati nella celebre saga di Hunger Games, vero culto cine-letterario per un pubblico dal palato sopraffino. Il primo grande riconoscimento agli Oscar arriva con Il lato positivo, vincendo l'ambita statuetta diretta da David O. Russell, che la reclama per l'ennesimo successo in American Hustle-L'apparenza Inganna, al fianco di Christian Bale, e Joy. Sono ruoli che evidenziano il talento e il carisma di una giovane ragazza che è cresciuta insieme al suo pubblico, passando dai ricicli adolescenziali ai ruoli di donna matura e consapevole del proprio carisma. Qualità che ha saputo dimostrare nel recente Madre! di Darren Aronofsky, seguito da Red Sparrow di Francis Lawrence. Felice carriera per gli anni a venire, ad una attrice che certamente sa quanto sia dotata e fiera dei propri ruoli.
Paolo Vannucci



giovedì 17 maggio 2018

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: LIAM NEESON
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide
Volto maschile pulito del cinema, il talento che ha saputo imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attore di Liam Neeson.
Coniugare le caratteristiche di nobiltà e ribellione, può sembrare un'impresa ardua per qualsiasi artista che vuole imporsi nel difficile mondo del cinema americano. Ma se l'attore (o forse è meglio dire l'uomo) in questione si chiama Liam Neeson, l'impresa diventa “scontata” e dagli esiti felici. Irlandese purosangue (nato a Ballymena, classe 1952), frequenta la Queen's University Belfast, lasciando gli studi, con un passato di promessa del pugilato incompiuto. L'esordio cinematografico di rilievo arriva con il film Excalibur, diretto da John Boorman, a cui seguono dei considerevoli successi di pubblico e critica devoluti in Il Bounty (di Roger Donaldson), Mission (di Roland Joffé) e Suspect-Presunto colpevole (di Peter Yates). La scommessa vincente arriva con il cupo Darkman, diretto da Sam Raimi, a cui segue il vero trampolino di lancio nell'olimpo delle grandi star con la prima candidatura all'Oscar per Schindler's List, nelle abili mani di Steven Spielberg a cui ripone un drammatico spaccato dell'olocausto nazista. Immerso nelle proprie radici di puro irlandese, arrivano le parti tessute impeccabilmente nella sua scorza di fiero ribelle, passando da Rob Roy di Michael Caton-Jones al premiato Michael Collins di Neil Jordan, Coppa Volpi per miglior attore alla Mostra del Cinema di Venezia. George Lucas lo reclama per la ripresa della sua saga di Star Wars nell'Episodio I-La minaccia fantasma, mentre Woody Allen lo dirige nel suo Mariti e Mogli. Il film epico di guerra lo reclama, nelle abili mani di Kathryn Bigelow che lo accoppia assieme ad un granitico Harrison Ford nel monumentale K-19. Bille August lo dirige nella rivisitazione di un classico in I Miserabili, mentre Martin Scorsese lo immerge nelle faide americane intinte nel sangue, al fianco di Leonardo DiCaprio e Daniel Day-Lewis, nel riuscito Gangs of New York. Richard Curtis lo vuole nello spensierato cast corale di Love Actually-L'Amore davvero, mentre Christopher Nolan lo reclama per il ruolo di mentore nel suo Batman Begins, dosando la reale capacità di Liam Neeson nelle arti marziali. Louis Leterrier lo veste di mitologia moderna nel rifacimento di Scontro tra Titani, riprendendo il ruolo nel sequel diretto da Jonathan Liebesman, La Furia dei Titani. L'azione adrenalinica dei tre episodi di Taken confermano la dura scorza di un attore cesellato per il dinamismo di un cinema benvoluto da Hollywood, confermando la sua presenza nei riusciti Silence di Martin Scorsese e L'Uomo sul Treno-The Commuter di Jaume Collet-Serra.
Paolo Vannucci



martedì 17 aprile 2018

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: MICHELLE PFEIFFER
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide
Volto femminile e pulito del cinema, il talento che ha saputo imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attrice di Michelle Pfeiffer.
Le caratteristiche che portano i fan ad assimilare quella parte “comune” per essere icona di stile, indubbiamente sono il magnete assoluto per poter arrivare ai vertici di quella popolarità che felicemente si sposa con il successo. Californiana purosangue (29 aprile 1958), dopo le prime intenzioni riversate nel giornalismo, compie i primi passi nello spettacolo grazie alla partecipazione al concorso di bellezza Miss Orange County, vincendolo. Ha inizio così la carriera di attrice, dopo aver studiato recitazione alla Beverly Hills Playhouse. L'esordio cinematografico è con il film televisivo The Solitary Man, a cui Ricominciare ad amarsi ancora (diretto da Steven Paul) e Charlie Chan e la maledizione della regina drago. Ma il primo vero successo che la porta a essere uno dei nomi appetibili del nuovo cinema arriva con Grease 2, diretto da Patricia Birch, un sequel sicuramente meno pretenzioso del suo predecessore, ma di giovanile effetto. La grande occasione arriva con il maestro Brian De Palma, che la vuole al fianco di Al Pacino per il suo Scarface. Da ora in poi il nome di Michelle Pfeiffer diventa una garanzia da botteghino. I successivi Tutto in una notte di John Landis e Lady Hawke la mettono in evidenza come simbolo di quel fascino pulito di brava ragazza che non dispiace a pubblico e critica. Altro grande salto di qualità è la partecipazione a Le Streghe di Eastwick, diretto da George Miller e al fianco di quel Re Mida camaleontico di Jack Nicholson. Jonathan Demme la vuole per la commedia spensierata Una Vedova allegra… ma non troppo, a cui seguono una serie di scelte felici di stile e qualità, riversate nei migliori Le relazioni Pericolose di Stephen Frears e I favolosi Baker in coppia con i fratelli Bridges. Garry Marshall la reclama per il rifacimento cinematografico della piece teatrale Paura d'amare, con al fianco Al Pacino, rispettivamente cameriera e cuoco in cerca dei veri sentimenti. Tim Burton la infila nella tuta aderentissima dark di Cat Woman, per il suo Bat Man Returns, mentre Martin Scorsese la sceglie per il suo omaggio al Gattopardo di Visconti, in L'età dell'innocenza. Mike Nichols la rimette in coppia con Nicholson per Wolf la belva è fuori, mentre John N. Smith le impacchetta una complicata relazione interdisciplinare tra ragazzi difficili e insegnante in Pensieri Pericolsi. Robert Zemeckis la vuole per il suo Le Verità nascoste, mentre Tim Burton eccede nuovamente col suo charme gotico per ripiegarla vampirescamente nel suo Dark Shadows. Kenneth Branagh la inserisce felicemente nel suo valzer all'insegna del rifacimento più originale devoluto nell'inedito Assassinio sull'Orient Express, confezionando una delle vedove più intriganti a cui lo sfortunato Johnny Depp deve rendere infelicemente conto. Una carriera, quindi, all'insegna del buon cinema, per una attrice che non ha mai fatto sparlare di se, per una vita sentimentale privata lontana dai facili pettegolezzi, nel nome di quella freschezza acqua e sapone che le ha portato davvero fortuna.
Paolo Vannucci



venerdì 2 febbraio 2018

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: GARY OLDMAN
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide
Volto carismatico del nuovo cinema, il talento che ha saputo imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attore di Gary Oldman.
La duttilità e il carisma sono le qualità principali per un attore che cerca di imporsi nel panorama del cinema mondiale, non ci sono dubbi. Bene, Gary Oldman ha il privilegio di possederle entrambe, e non per fortuna voluta al caso. Di natali londinesi (classe 1958) e di modeste origini, con un padre alcolizzato che abbandona la famiglia quando Gary aveva solo sette anni, si avvicna all'arte studiando il pianoforte da autodidatta, per avvicinarsi al teatro studiando recitazione al Greenwich Young People's Theatre. Diplomatosi, debutta alla televisione britannica con alcuni film, tra i quali Meantime di Mike Leigh. Ma il primo ruolo di rilievo arriva con il biopic diretto da Alex Cox, Sid & Nancy, vestendo il ruolo di Sid Vicious, bassita dei Sex Pistols. La carriera di Gary sembra avviarsi al successo e Stephen Frears lo vuole per il suo Prick Up L'importanza di essere Joe. Segue il più fortunato Legge Criminale (di Martin Campbell, 1988), con al fianco Kevin Bacon in un thriller psicologico nelle aule di tribunale. Tom Stoppard lo reclama nell'ambizioso Rosencrantz & Guildenstern sono morti, insieme all'amico Tim Roth (film che si aggiudica il Leone d'Oro alla 47° Mostra del Cinema di Venezia). Decisamente avviato al grande successo di pubblico, i ruoli di Oldman si fanno sempre più densi ed estremizzati, a cominciare da Stato di Grazia di Phil Joanou. Oliver Stone lo sceglie per impersonare il Killer di Kennedy nella ricostruzione affidata al riuscito JFK Un caso ancora aperto, a cui segue uno dei ruoli più incisivi nella carriera dell'attore, per mano di Francis Ford Coppola che lo vuole per la caratterizzazione del celebre vampiro in Dracula di Bram Stoker, al fianco di Winona Ryder e Keanu Reeves. Luc Besson lo inserisce nel cast di Léon, mentre Bernard Rose gli offre il privilegio di vestire i panni di Ludwig van Beethoven, in L'Amata Immortale con al fianco Isabella Rossellini. Roland Joffé lo vuole per La Lettera Scarlatta, al fianco di Demi Moore, mentre Luc Besson lo reclama nuovamente per il suo riuscito Il Quinto Elemento, dramma fanta-apocalittico di ampio respiro, al fianco di Bruce Willis. Christopher Nolan lo sceglie per impersonare il commissario Gordon nella sua trilogia del Cavaliere Oscuro, mentre Robert Zemeckis lo digitalizza nella caratterizzazione in computer grafica di A Christmas Carol. Catherine Hardwicke lo inserisce nel cast di Cappuccetto Rosso Sangue, a cui segue la partecipazione nella fortunata saga di Harry Potter, nel secondo episodio “I Doni della Morte”. Finalmente arriva la prima candidatura all'Oscar per miglior attore con il film firmato da Tomas Alfredson, La Talpa. Seguono ruoli fantasy nei riusciti RoboCop (di José Padiha) e Apes Revolutions Il Pianeta delle Scimmie di Matt Reeves. Daniel Espinosa lo vuole nel suo Child 44, mentre Patrick Hughes lo reclama nel cast del suo distruttivo e demenziale Come ti ammazzo il bodyguard. Una serie, quindi, di ruoli che hanno sempre contraddistinto il carisma potente di un attore versatile che ha sempre caratterizzato al meglio ogni sua interpretazione. Una plasticità che lo ha portato a rivestire una delle più autorevoli caratterizzazioni nel biopic diretto da Joe Wright, L'ora più buia. Una meticolosa ricostruzione storica riversata nel carisma di Winston Churchill, trasformando l'attore nel primo ministro britannico, portandogli il primo Golden Globe della sua carriera.
Paolo Vannucci



lunedì 15 gennaio 2018

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: KENNETH BRANAGH
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide
Volto teatrale del nuovo cinema, il talento che ha saputo imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attore di Kenneth Branagh.
Il connubio teatro-cinema ha sempre affascinato quel target di pubblico e critica che difficilmente elargisce facili consensi a chi si espone, consapevole di portare avanti quella tradizione fatta di lavoro e dedizione alla più effimera forma di recitazione. Kenneth Branagh ha saputo elevare quello standard popolare, costruendo quella personale forma di identificazione con i caratteri portati alla ribalta del grande schermo. Di umili origini (classe 1960), dopo un battesimo riversato nello sport e nelle prime forme di giornalismo per il giornale locale, il giovane Kenneth rimane affascinato dalla recitazione a soli quindici anni, assistendo alla rappresentazione di Amleto, cambiando per sempre la sua vita, nella decisione di dedicarsi al sacro fuoco dell'arte. Dopo aver frequentato la Royal Academy of Dramatic Art, inizia una serie di produzioni teatrali che lo consacrano subito come talento emergente del palcoscenico britannico, annoverando prestigiosi ruoli per la Royal Shakespeare Company. Tutto per intraprendere quella carriera cinematografica di attore e regista che lo ha messo subito in luce, a cominciare dalla prima apparizione in Momenti di Gloria, di John Huston. La prima fortunata regia arriva con il riuscito Enrico V, per il quale riceve le prime candidature all'Oscar come regia e miglior Attore. Diretto da Thomas Carter, interpreta il riuscito Swing Kids, al fianco di Robert Sean Leonard e Christian Bale. Sempre lo stesso anno (1993) dirige e interpreta Molto rumore per nulla, al fianco della compagna di vita Emma Thompson, prima del divorzio avvenuto nel 1995. Il forte richiamo di pubblico arriva con Frankenstein di Mary Shelley, immortalando uno dei mostri sacri dell'horror riversato nell'interpretazione di Robert De Niro. Seguono una preziosa farcitura di ruoli nei riusciti Othello (di Oliver Parker), Riccardo III Un uomo, un re (di Al Pacino) e Hamlet. Woody Allen lo reclama per il suo Celebrity, dopodiché ritorna alla regia con Pene d'amor perdute. Rimane consacrato al fantasy adolescenziale di successo, partecipando al capitolo di Harry Potter e la Camera dei Segreti, prima di impreziosire la commedia “propagandistica” di culto devoluta in I Love Radio Rock, di Richard Curtis, al fianco del compianto Philip Seymour Hoffman. Seguono il biopic di Marilyn e il riuscito prequel riversato in Jack Ryan L'iniziazione. Cristopher Nolan lo vuole per la sua colossale impresa cinematografica devoluta in Dunkirk, prima di deliziare il pubblico e la critica con il remake più anticonformista rilasciato nel ruolo di Hercule Poirot, in quel valzer di attori (Johnny Depp e Willem Dafoe tra i più risonanti) che ha impreziosito la sua personale versione di Assassinio sull'Orient Express. Una carriera di prestigio che non ha mai abbandonato quella sua dedizione alla forma di regia teatrale che ha sempre contraddistinto le scelte di un artista che continuerà a brillare di quella luce propria che solo i grandi sanno di elargire.
Paolo Vannucci