venerdì 5 dicembre 2014

DIGINATALE PER SEMPRE?



DIGINATALE 2014

L’eterno dualismo natalizio campione d’incassi si ripete immutabile nel segno della Disney 

La coppia vincente delle feste natalizie si riconferma nel nome della computer grafica in 3D. 

Sono sempre puntalmente immancabili all’appuntamento. Nulla li può fermare, forti di quella formula vincente che si è confermata lo scorso anno con l’asso vincente di Frozen, capolavoro pigliatutto che ha deliziato grandi e piccini di ogni età, riconfermando una formula che non può conoscere nessuna perdita d’interesse. Sono i maghi della computer grafica, ormai la nuova generazione di un cartone animato che ha traghettato il disegno ad una nuova soglia di vivace protagonismo, senza nulla togliere a quei maghi del cartoon che hanno decretato il successo di autentici capolavori caratteristici del cinema anni ’60 tipicamente disneyani. Ormai sono diventati il nuovo pubblico 2.0, generazione di un futuro in corso che non si può fermare più. Possiamo rimpiangere gli araldi di un tempo? Forse continueremo a sognare con gli occhialini in 3D, un tempo accolti come fenomeno passeggero di un cinema sperimentale che poteva stupire di audace inventiva, invece oggi assolutamente obbligatori se non si vuole sembrare passati di moda. Computer che fanno sembrare incredibilmente tutto così autentico da non capire più il confine tra realtà e fantasia, abituati a interagire con quei personaggi che ci parlano realmente, che ci fanno vivere le emozioni di un cinema che ha trasformato i sogni in puro divertimento tangibile, reale e concreto. Le perle di questo Natale si chiamano Big Hero 6, diretto dalla coppia Don Hall e Chris Williams, e Paddington (perchè ci ricorda tanto Ted?) di Paul King. Tutto è miscelato con doti di veri campioni d’incassi, quando Wall-E può ancora sembrare un punto di riferimento per le nuove generazioni della Disney ormai Pixar (assorbendo addirittura la Marvel e la Lucas film), quando il fenomeno manga non può non fare scuola, trasformando in San Fransokyo l’epicentro di questo divertimento per ragazzini, ipertecnologici come il protagonista Hiro, che si vede affiancato a questo “morbidoso” pupazzone della robotica che ci ricorda più il Marshmallow marinaio di Ghostbusters che gli eroi sparamissili degli ufo robot anni ’70. Ma le sorti di questo successo annunciato non temono nessun pericolo, nemmeno per quel marchio di garanzia che risiede nell’orsetto in montgomery blu, affiancato alle seducenti forme di una Nicole Kidman che non farebbe dubitare nemmeno l’autore di questo orsetto giramondo, Michael Bond. Una uscita proprio il 25 dicembre, per farci sognare ancora una volta, senza pensare a chi sarà il vincitore di questa eterna sfida di un Natale fatto solo per essere assaporato in famiglia, e se la computergrafica ci può far sembrare tutto ancora così reale... benvenga questa formula 2.0. Ce lo garantiscono i nostri figli!       

Paolo Vannucci

martedì 2 dicembre 2014

CINENATALE 2014: gran finale da Hobbit!



CINENATALE 2014

La strenna natalizia di fine anno, con Peter Jackson a concludere una delle saghe più prolifiche di tutti i tempi 

Boldi ritorna al caro cinepanettone, mentre i pinguini di Madagascar allungano il passo per l’Hobbit di fine stagione. 

Immaginare un Natale senza Peter Jackson sembra terribilmente vuoto e senza senso, eppure dobbiamo rassegnarci inesorabilmente al gran finale di una delle saghe che ci ha accompagnato per ben 13 anni, da quando la prima trilogia dell’Anello è uscita sugli schermi, regalandoci i paesaggi di una Nuova Zelanda ormai consacrata alla Terra di Mezzo,  passando da Frodo a Bilbo per un passaggio di testimone che ha fruttato 5 miliardi di incassi, per non tralasciare i meriti di diciassette Oscar che fanno invidia all’unica trilogia analoga che risponde al nome di Star Wars. Ma le speranze dei fan risiedono nel Silmarillion, alcova di un prequel che sembra sfidare la vena persistente di un autore che nel nome di Tolkien ha saputo condensare mitologia e fantasy in quel culto letterario fagocitato dal cinema e oggi predestinato ad un serial televisivo. Staremo a vedere. Se l’attore Ian McKellen (Gandalf) era stato riconfermato allo scadere dei primi tre episodi, non possiamo recriminare nulla al nostrano Massimo Boldi, che ritorna al Cinepanettone più tradizionale aggiustando il partner in Gigi Proietti, nell’uscita di Ma tu di che segno sei?, mentre Christian De Sica gioca nel solito anticipo di novembre con il suo fortunato La Scuola più bella del mondo, accompagnato da Rocco Papaleo, Lello Arena e Miriam Leone. Se Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate, in uscita il 17 dicembre, resta il piatto forte di queste strenne natalizie, il nostro cinema si affida al tanto atteso film di Gabriele Salvatores (senza dimenticarci del piatto forte riservato ad Aldo, Giovanni e Giacomo con il loro Il ricco, il povero e il maggiordomo), Il ragazzo invisibile  prodotto da Rai Cinema (Valeria Golino nel ruolo della madre e Fabrizio Bentivoglio tra i protagonisti), sui sapori dispensati da una Graphic novel che sà deliziare le prodezze di un adolescente che si scopre portatore di un dono che vuole utilizzare per rafforzare quella diversità che marca il margine della fantasia. Un esperimento riuscito del regista di Nirvana, per rafforzare quella vena direttiva che può ancora confermare e non deludere, anticipato da un'uscita a fumetti firmata dalla Panini che ha saputo accomodare le aspettative di un pubblico per ragazzi che può parlare anche agli adulti. Se l’animazione è sempre stata il piatto forte di ogni buon Natale in celluloide, con I Pinguini di Madagascar possiamo tranquillamente rafforzare le stressanti file per un biglietto che può ancora divertire, affidandoci ai quattro pinguini più sgangherati degli ultimi tempi, Skipper, Soldato, Kowalski e Rico, che con il solito rito dello spin off di successo hanno saputo eguagliare le aspettative analoghe dei simpatici ovetti gialli di Cattivissimo me, ormai saturi di quel potere che nei prodigi della televisione per ragazzi può ancora stupire di originalità. Accomodanti e contenti, ci possiamo immergere in queste festività cinematografiche senza rimpianti, sperando solo che papà Jackson abbia pronto un regalo speciale per il prossimo anno... o almeno per farci credere che questa magia delle feste non abbia mai fine. Buon Cinenatale a tutti!    
   
Paolo Vannucci

lunedì 10 novembre 2014

HUNGER GAMES: IL CANTO DELLA RIVOLTA

HUNGER GAMES PARTE TERZA  
Primo capitolo della terza parte di Hunger Games, con una Jennifer Lawrence in grande forma per il penultimo epilogo della saga di Suzanne Collins

Il ritorno di Katniss Everdeen nella fortunata trilogia degli Hunger Games.

Mentre nelle sale italiane spopolano le consuete uscite novembrine di un cinema italiano a cui piace anticipare le tradizionali strenne natalizie formato famiglia, e quest’anno tocca a Ficarra e Picone (Andiamo a quel Paese) per fiancheggiare l’assalto di Alessandro Genovesi con il suo altisonante Soap Opera (per non dimenticarci mai di Diego Abatantuono, Cristiana Capotondi e Fabio de Luigi tra gli eterni interpreti di una tradizione ormai a puntate), tutti sono in trepidante attesa per la prima parte dell’epilogo della saga fortunata (un miliardo e mezzo di dollari di incasso in tutto il mondo) dei giochi pericolosi creati dalla scrittrice Suzanne Collins, con il solito rituale affidato alla giovane Jennifer Lawrence, con il suo curriculum arricchito da tre nomination e un Oscar nonostante i suoi venticinque anni. Se la scomparsa di Philip Seymour Hoffman ad una settimana dalla fine delle riprese non ha colmato l’immenso vuoto lasciato ai colleghi e fan di tutto il mondo, per il cinico rituale di Hollywood affidato al monito “The show must go on” tutto rimane immutato, ricorrendo alle riprese in digitale per ritoccare le ultime scene di un secondo capitolo in uscita tra un anno (19 novembre 2015), mentre restiamo immancabilmente attaccati alle romantiche traversie di una Katniss devota all’emblematico Gale Hawthorne (Liam Hemsworth), sopravvissuto all’assedio del Distretto 12, mentre il terribile presidente Snow (Donald Sutherland) riesce ad annullare la volontà di Peeta Mellark (Josh Hutcherson) con un lavaggio del cervello che lo porterà a credere che la responsabile di tutto questo sfaldamento del sistema è la sua giovane compagna di un gioco che ora si vede costretta a tenere uniti i ribelli dei distretti sopravvissuti al tragico epilogo dell’ordine di Capitol City. Immutata ancora la partecipazione di Stanley Tucci e Woody Harrelson, mentre tocca a Julianne Moore convincere i fan della saga con la propria presenza nel ruolo del capo del Distretto 13, Alma Coin. I giochi sono fatti, rimettendoci nel proverbiale arco di una eroina che ha saputo trasportare in una nuova dimensione di sentimenti e adrenalina il pubblico di ogni età, avidi di azione ed effetti speciali che di certo non mancheranno di stupire, nel canto proverbiale dell’emblematica ghiandaia imitatrice. Buon Hunger Games a tutti!   

Paolo Vannucci

lunedì 20 ottobre 2014

IL RITORNO DEL VAMPIRO

DRACULA: Il ritorno del vampiro
Il culto del personaggio creato da Bram Stoker, nei canini affilati di Jonathan Rhys Meyers e Luke Evans

La recente produzione televisiva e cinematografica che ha riportato in vita il culto del celebre vampiro Dracula.

Se pensavamo che con Twilight il culto dei succhiasangue avesse imposto nuove regole, tanto da far sembrare obsoleta la parola vampiro, almeno ci dobbiamo ricredere solo in parte, visto con quanta meticolosità vengono affidate le recenti produzioni che hanno riportato a nuova vita le gesta del celebre conte creato dalla fantasia romantica di Bram Stoker. Dobbiamo dimenticarci le oscure spirali del terrore affidate a Max Schreck nel Nosferatu il vampiro diretto da F. W. Murnau e l’impomatato Bela Lugosi del Dracula di Tod Browning, anche se tutti si rifanno il ghigno con il malefico Cristopher Lee, gessato e crudele più che mai. Francis Ford Coppola ha avuto il merito di riportare sullo schermo la fedele rilettura dell’autentico romanzo Stokeriano, regalandoci un Gary Oldman all’altezza di un simile ruolo, ed è proprio da questa inedita veste grafica che la recente produzione televisiva prodotta dalla NBC e dallo stesso Jonathan Rhys Meyers (nei panni del celebre Vlad Tepes) si è affidata per introdurre le seducenti spoglie di un inedito Alexander Greyson, approdato nella Londra vittoriana del XIX secolo con l’apparente scopo di svelare la nuova scienza alla moderna civiltà del sapere, ostacolato sin da subito dagli esponenti dell’Ordine del Drago, la setta cristiana che precedentemente gli ha ucciso la giovane consorte Ilona (l’attrice Jessica de Gouw), ritrovata nelle grazie della studentessa di Medicina, Mina Murray, iniziata dall’accademico Abraham Van Helsing (Thomas Kretschmann), insolito collaboratore di Dracula per eliminare per sempre L’Ordine, accomunati dallo sterminio di entrambe le famiglie. Una produzione che ha il merito di dispensare sulfuree esalazioni di patinato terrore, senza distaccarsi mai di troppo dall’originale opera a cui è ispirata. Faccenda non tanto riuscita nella storica rivisitazione affidata al regista Gary Shore, dispensando il ruolo di Vlad III di Valacchia, conservando della oscura figura del vampiro tutte le ragioni per essere temuto dall’esercito turco, diventando quel malefico demone solo per proteggere la sua famiglia dagli orrori della guerra. Una insolita rilettura che cerca di venire ai patti con i suoi predecessori, affidando all’attore Luke Evans le sorti di tanto agoniato compiacimento, visto che lo rivedremo anche nei panni di Eric Draven nel prossimo remake de Il Corvo. Insomma, una autentica manciata di titoli che hanno il merito di elevare la figura sempre osannata del celebre Conte Dracula, seducente negli intrighi di potere affidati J.R.Meyers, cavalleresco negli scontri a ferro e fuoco di Dracula Untold, in sala il 30 ottobre, per essere sempre l’eterno vampiro assetato d’amore.


Paolo Vannucci

lunedì 8 settembre 2014

IL GIOVANE FAVOLOSO

ELIO GERMANO: Il Giovane Favoloso
Successo presentato alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia, il film biopic sulla vita di Giacomo Leopardi,  nel volto di Elio Germano

Il regista Mario Martone dirige uno dei ritratti più intensi sulla vita del poeta ribelle e romantico di Recanati.

Indiscutibilmente uno dei poeti che ci ha accompagnato non solo nell’immaginario travagliato di quella moltitudine di studenti “piegati” sui libri di scuola, assaporando quella malinconia come un tributo sofferto nel nome dell’insegnamento che più ci tiene saldamente legati al valore dell’istruzione... quella colta e ribelle, proprio come quel triste scrittore che ci ha regalato L’Infinito, La quiete dopo la tempesta  e A Silvia, opere eterne nate dall’emotività provata di un giovane che si domandava egli stesso quale fosse la giusta calibratura del vivere. Quella giovinezza idealizzata nello studio come fuga in quei paradisi artificiali cullati dall’illuminismo, in quella figura autoritaria paterna (nel film interpretata da Massimo Popolizio) che ha forgiato il giovane Giacomo Leopardi (un bravissimo Elio Germano) nella propria biblioteca domestica, come un sofferto sodalizio di estasi e piacere, ricercando la propria ragione di esistere, in quell’amore infelice rappresentato da Fanny Targioni Tozzetti (l’attrice Anna Mouglalis), musa di quel “ciclo di Aspasia” scritto tra il 1831 eil 1835. I soggiorni in terra toscana e partenopea, dai quali ne scaturisce un ritratto tenuto sobrio e affaticato dalla stessa anima che brucia di ardente passione soffocata dal male di vivere, offuscando quella relazione di amicizia con lo stesso Antonio Ranieri (Michele Riondino), complice di quei passaggi quotidiani che intingono la vita in prosa dello scrittore marchigiano. Il potente lavoro sulla sceneggiatura di Ippolita di Majo riesce a dare valore all’autentica opera di Mario Martone, riversando su Elio quell’autenticità che tutti conserviamo dell’originale poeta Leopardi, quasi timorosi di soffocare l’anima di un pensatore che ha avuto il merito di insegnarci ad apprezzare i ritratti simbolisti della vita, quella pura e malinconica vestita di semplicità e ricamata dai versi di una mente che ha saputo elevare lo spirito immutato di intere generazioni.   
               
               

Paolo Vannucci

giovedì 28 agosto 2014

CINEMA IN ROSA

CINEMA IN ROSA: Scarlett Johansson e Jessica Alba
Stagione cinematografica apripista al femminile con Scarlett Johansson e Jessica Alba a dominare le nuove entrate di Settembre

Ritorno vacanziero in grande stile con le pellicole di Sin City 2 e Lucy.

Appena terminata la stagione vacanziera con i grossi titoli di Agosto che hanno deliziato il palato dei cinefili più esigenti, e con Hercules di Brett Ratner tutti hanno potuto suddividere il cinema tradizionale in carne e ossa con l’animazione in computer grafica firmata DreamWorks di Dragon Trainer 2 fiancheggiato dal Planes 2 firmato Disney-Pixar, il ritorno nelle sale è, come di consueto, nel buon nome del Festival di Venezia, per quegli addetti ai lavori che si propinano titoli e attori da soppesare per l’autunno prossimo a venire. I blockbusters d’oltreoceano hanno già pronti una cospicua manciata di titoli, cominciando dal terzo episodio della saga creata, prodotta e interpretata da Silvester Stallone nel nome de I Mercenari 3,  solito ritornello infarcito di azione e botti a più non posso circondato dai soliti amici di sempre Arnold Schwarzenegger e Jason Statham, con la partecipazione di Antonio Banderas, Harrison Ford e Mel Gibson. Per i più piccini, ma con il benestare dei genitori con cui siamo cresciuti (era il finire degli anni settanta e la sigla era cantata da Katia Svizzero) tornano le avventure della piccola ape creata dallo scrittore tedesco Waldemar Bonsels e realizzate in computer grafica dal regista Alexs Stadermann, per un centenario in grande stile de L’Ape Maia – il film. lo stesso Michael Bay di Transformers 4 ci presenta il suo Tartarughe Ninja diretto da Jonathan Libesman e interpretato da Megan Fox nei panni di April O’Neil, la reporter che scova il fantomatico quartetto di tartarughe umanizzate che rispondono al nome di Raffaello (Alan Ritchson), Donatello (Jeremy Howard), Michelangelo (Noel Fisher) e Leonardo (Pete Ploszek), abili guerrieri ninja sostenuti dal sensei Splinter, ma nel cast figura anche una inedita Whoopi Goldberg. Il piatto forte è l’attesissimo sequel della graphic novel  creata e diretta per il grande schermo da Frank Miller Sin City – Una donna per cui uccidere, in coppia con Robert Rodriguez, in quel vortice in bianco e nero per cui gli è valso il Gran Premio Tecnico per la forma visiva a Cannes. Bianco e Nero intinti nel Giallo e Rosso per quella fotografia che ha immortalato la violenza grafica dei personaggi estremi che ne hanno decretato il successo, cominciando dal grande Mickey Rourke nei panni di Marv, comprimario di Josh Brolin che ha preso il posto di Clive Owen per il ruolo del detective Dwight McCarthy, suddiviso dalle due donne ammaliatrici interpretate da Eva Green  (Ava Lord) e Jessica Alba (Nancy Callahan), senza tralasciare il personaggio di Gail, nel latex borchiato nero di Rosario Dawson. Un vero alveare tinto di rosa, per un cinema al femminile che prosegue con la sua regina in Scarlett Johansson, duplice protagonista nelle pellicole Under the Skin (in uscita il 28 Agosto), diretto da Jonathan Glazer, fantasy movie in salsa sci-fi (ricorda molto L’invasione degli Ultracorpi), dove interpreta il ruolo di una aliena che seduce le sue vittime prima di sottrarne la pelle e (per proseguire) il drammatico Lucy di Luc Besson, nel personaggio scomodo di una ragazza che rimane vittima dello spaccio internazionale di droga, con l’unica colpa di avere in grembo una sostanza che, al suo schiudersi, la investirà di poteri prodigiosi. Insomma, un settembre di grande cinema che aspetta solo di essere visto... a nostro piacimento!    
               
               

Paolo Vannucci

domenica 17 agosto 2014

DiCinema: la nuova Hollywood


DiCinema: ROBIN WILLIAMS
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi  che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide

Istrionismo e comicità d’autore per uno degli stand-up più talentuosi della commedia brillante di tutti i tempi, nel talento strabordante di Robin Williams.
  
Se alla parola comico dovessero dare un nome, di certo non esiterebbero in molti ad identificare la mimica ed il talento in uno dei volti più malleabili della commedia brillante americana, in quell’uragano senza inibizioni conosciuto come Robin Williams, classe ’51 in quel di John Belushi, grande amico e compagno di quella sorte che ha portato l’attore dei Blues Brothers a morire per propria mano per overdose, insieme sino a pochi istanti prima dell’insano gesto in compagnia di Robert De Niro e Jack Nicholson.  Di famiglia benestante, il padre dirigente della Ford Motors e la madre modella di origini francesi, il giovane Williams si mette in luce sin da giovanissimo per l’innato talento della recitazione che lo porta ad abbandonare gli studi in scienze politiche per abbracciare la famosa Juilliard School di New York, indirizzo recitazione drammatica. Di spiccato senso mimico, la fortuna dell’attore arriva con la partecipazione al serial Happy Days, nei panni dell’alieno Mork, spopolando per quel tormentone Na-no, Na-no nel celebre saluto di uno degli spin-off più fortunati della televisione statunitense siglata anni settanta-ottanta (Mork & Mindy, appunto). Baciato dal tocco di Altman per il suo coraggioso Popeye, il successo di Robin arriva per mano di Barry Levinson, nel suo rocambolesco Good Morning Vietnam, abile suite in cui lo si immerge in quel vortice di dialettica affidata all’improvvisazione tanto cara allo stesso Williams. Una veloce apparizione nel Barone di Munchausen di Gilliam, per arrivare al fortunato ruolo del professore Keating de L’Attimo fuggente, seconda candidatura dopo il Golden Globe vinto per il ruolo del deejay Adrian Cronauer. Penny Marshall lo delizia per la felice scelta di Risvegli, al fianco di Robert De Niro, mentre Terry Gilliam lo rivuole per l’ingombrante ruolo de La Leggenda del Re Pescatore, al fianco di Jeff Bridges. Siamo all’inizio degli anni novanta, periodo in cui la commedia lo reclama per la sua innata capacità di rivalutare un genere brillante che non conosce respiro, e Chris Columbus lo dirige nei fortunati Mrs DoubtFire, Nine Months e il riuscito L’uomo bicentenario, mentre per l’Oscar dobbiamo aspettare il coraggioso ruolo di Will Hunting, al fianco di un giovane Matt Damon nel ruolo del genio incompreso. Ruolo che lo consacra per mano della stessa Disney, proprio per Aladdin, abilmente doppiato da un Williams che improvvisa dialoghi a più non posso e che in Italia lo affidano nelle mani abili di un Proietti da intenditori. Ruoli di felice commedia che non eclissa la luce di un vero camaleonte del palcoscenico, insignito proprio per questo tra i 100 stand-up di tutti i tempi, rispolverato recentemente nei due episodi di Una notte al museo e nel drammatico August Rush di Kirsten Sheridan, prima di quella tragica scomparsa che lo ha eclissato a soli 63 anni, ma per rimanere per sempre una delle stelle più brillanti del firmamento mondiale.

Di seguito, tutti i film interpretati dall’attore:

•             Il film più pazzo del mondo (Can I do 'Till I Need Glasses?), regia di I. Robert Levy (1977)
•             Popeye - Braccio di ferro (Popeye), regia di Robert Altman (1980)
•             Il mondo secondo Garp (The World According to Garp), regia di George Roy Hill (1982)
•             Come ti ammazzo un killer (The survivors), regia di Michael Ritchie (1983)
•             Mosca a New York (Moscow on the Hudson), regia di Paul Mazursky (1984)
•             Tempi migliori (The Best of Times), regia di Roger Spottiswoode (1986)
•             Club Paradise, regia di Harold Ramis (1986)
•             Good Morning, Vietnam, regia di Barry Levinson (1987)
•             Portrait of a White Marriage (1988)
•             Le avventure del barone di Münchausen (The Adventures of Baron Munchausen), regia di Terry Gilliam (1988)
•             L'attimo fuggente (Dead Poets Society), regia di Peter Weir (1989)
•             Cadillac man, Mister occasionissima (Cadillac Man), regia di Roger Donaldson (1990)
•             Risvegli (Awakenings), regia di Penny Marshall (1990)
•             L'altro delitto (Dead Again), regia di Kenneth Branagh (1991)
•             La leggenda del re pescatore (The Fisher King), regia di Terry Gilliam (1991)
•             Hook - Capitan Uncino (Hook), regia di Steven Spielberg (1991)
•             Shakes the Clown (1992) - cameo
•             Toys - Giocattoli (Toys), regia di Barry Levinson (1992)
•             Le cinque vite di Hector (Being Human), regia di Bill Forsyth (1993)
•             Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre (Mrs. Doubtfire), regia di Chris Columbus (1993)
•             Nine Months - Imprevisti d'amore (Nine Months), regia di Chris Columbus (1995)
•             A Wong Foo, grazie di tutto! Julie Newmar (To Wong Foo Thanks for Everything, Julie Newmar), regia di Beeban Kidron (1995) - cameo
•             Jumanji, regia di Joe Johnston (1995)
•             Piume di struzzo (The Birdcage), regia di Mike Nichols (1996)
•             Jack, regia di Francis Ford Coppola (1996)
•             L'agente segreto (The Secret Agent), regia di Christopher Hampton (1996)
•             Hamlet, regia di Kenneth Branagh (1996)
•             Due padri di troppo (Fathers' Day), regia di Ivan Reitman (1997)
•             Harry a pezzi (Deconstructing Harry), regia di Woody Allen (1997)
•             Flubber - Un professore tra le nuvole (Flubber), regia di Les Mayfield (1997)
•             Will Hunting - Genio ribelle (Good Will Hunting), regia di Gus Van Sant (1997)
•             Al di là dei sogni (What Dreams May Come), regia di Vincent Ward (1998)
•             Patch Adams, regia di Tom Shadyac (1998)
•             Jakob il bugiardo (Jakob the Liar), regia di Peter Kassovitz (1999)
•             L'uomo bicentenario (Bicentennial Man), regia di Chris Columbus (1999)
•             One Hour Photo, regia di Mark Romanek (2002)
•             Eliminate Smoochy (Death to Smoochy), regia di Danny DeVito (2002)
•             Insomnia, regia di Christopher Nolan (2002)
•             The Final Cut, regia di Omar Naim (2004)
•             House of D, regia di David Duchovny (2004)
•             Un amore sotto l'albero (Noel), regia di Chazz Palminteri (2004)
•             The Big White, regia di Mark Mylod (2005)
•             Vita da camper (RV), regia di Barry Sonnenfeld (2006)
•             Una voce nella notte (The Night Listener), regia di Patrick Stettner (2006)
•             Una notte al museo (Night at the Museum), regia di Shawn Levy (2006)
•             L'uomo dell'anno (Man of the Year), regia di Barry Levinson (2006)
•             La musica nel cuore - August Rush (August Rush), regia di Kirsten Sheridan (2007)
•             Licenza di matrimonio (License to Wed), regia di Ken Kwapis (2007)
•             Il papà migliore del mondo (World's Greatest Dad), regia di Bobcat Goldthwait (2009)
•             Una notte al museo 2 - La fuga, regia di Shawn Levy (2009)
•             Shrink, regia di Jonas Pate (2009)
•             Daddy Sitter (Old dogs), regia di Walt Becker (2009)
•             The Big Wedding, regia di Justin Zackham (2013)
•             The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca (The Butler), regia di Lee Daniels (2013)
•             The Face of Love, regia di Arie Posin (2013)


Paolo Vannucci

martedì 17 giugno 2014

CINESTATE: TRANSFORMERS 4 VS PLANES 2

CINESTATE: TRANSFORMERS 4 VS PLANES 2
Reboot  in computer grafica per le prodezze firmate Disney-Pixar e DreamWorks, sui cieli contesi da Planes 2  e Transformers 4, per una calda estate sotto l’ombrellone dei blockbusters

Animazione e adrenalina per un divertimento garantito da Michael Bay e Roberts Gannaway.

Per la stagione estiva 2014 sono stati accontentati tutti i vacanzieri affezionati alle sale “a tutti i costi”, a quelli che non cedono “basta che ci sia il refrigerio dei condizionatori” e i titoli di turno sono tra quelli che non dovrebbero deludere tante succulenti aspettative in salsa reboot. Cominciamo con il pigmalione Michael Bay che ha saputo sbalordire sino in fondo, portando a compimento il quarto episodio della saga dedicata al duello epico degli Autobot contro i Decepticon (Transformers I, II, III e IV), rimasterizzando l’impasto arruolando nuovi animatori per un progetto che porta l’inserimento dei Dinobot, nuova stirpe aliena dalle fattezze preistoriche dei cari estinti dinosauri. A prendere il posto del nostro Shia Labeouf (come per la prima fidanzata Megan Fox) è Mark Wahlberg, per non farci rimpiangere il buon Samuel “Sam” Witwicky con il nuovo ruolo di Cade Yeager, padre single con scarse ambizioni di progettista, per trovarsi a che fare con un ritrovato Optimus Prime che deve rifare il verso al primo episodio della saga, per essere tirato a lucido come lo stesso Bumblebee e l’inseparabile Chevrolet Camaro. Per completare tutto il cast (in uscita nelle sale italiane il 16 Luglio) non si può non nominare Stanley Tucci e Nicola Peltz (nel ruolo di Tessa Yeager, figlia di Cade), ad accompagnare la nuova stirpe di forme e meccaniche spronate da Grimlock, Dinobot che si trasforma in Tyrannosaurus Rex. Stessa sorte per il reboot prodotto in casa Disney-Pixar, dove un ingombrante John Lasseter cede il passo a Roberts Gannaway, per dirigere il secondo episodio delle vicende che vedono sempre protagonista l’impavido Dusty Crophopper, velivolo che si trova nella posizione di dover assecondare le proprie ambizioni di aereo da competizione per mettere a disposizione la propria audacia ed intraprendenza a servizio della squadra antincendio presso il Piston Peak National Park. Tutto, ovviamente, riconducibile allo stile che ha reso celebre l’originale Saetta McQueen del progenitore Cars, nell’uscita italiana per il 20 Agosto. Se abbiamo saputo apprezzare le traversie onomatopeiche delle macchine umanizzate ad arte, non c’è nulla da temere per questa avventura infarcita di computergrafica ad alta risoluzione, dell’elicottero Blade Ranger ed un gruppo di veicoli polverosi di fuoristrada chiamati Smokejumpers, per farci ricordare cosa vuol dire essere veri eroi... anche solo per un’estate.   
               
               

Paolo Vannucci

lunedì 26 maggio 2014

MALEFICA ANGELINA JOLIE

MALEFICENT: ANGELINA JOLIE
Il riadattamento dark della fiaba Disney, diretto da Robert Stromberg, con Angelina Jolie  nel ruolo da protagonista di Malefica, strega fantasy alla corte di Elle Fanning

Fantasy da Leggenda per la storia de “La bella addormentata”, attraverso gli occhi malefici di Angelina Jolie.   

Dark è la parola magica... e non c’è bisogno di dimenticarsi dell’originale cartoon Disney del 1959, tanta è la fedeltà con la quale Robert Stromberg è riuscito a caratterizzare una delle fiabe tanto care al regno delle principesse di zio Walt (complice dello scrittore Charles Perrault), maniacale nel riproporci i fatti legati alla giovanissima Aurora e del sortilegio perpetuato alle sue spalle per volere della temibile strega Malefica, ovvero nel suo mondo cupo capace di soggiogare un intero popolo alla corte del buon Re Stefano (Sharlto Copley), “colpevole” di non aver invitato un ospite tanto indesiderato al battesimo della piccola principessa (Vivienne Jolie-Pitt ad interpretarla all’età di cinque anni), prima di cadere vittima di quel sonno fatale per opera di un arcolaio e  del suo provvidenziale fuso. Se Biancaneve e il cacciatore aveva introdotto tante atmosfere reinterpretative per dare credibilità a dei personaggi legati all’immaginario fatto di disegni e colore, nessuno può obiettare nulla a quanta meticolosità è stata messa fede ai bozzetti originali per permettere alla Jolie di calarsi in un demoniaco personaggio (il solito rituale di compiacimento nei riguardi delle predilezioni del personaggio citato senza troppe divagazioni del caso, a suo dire il preferito sin da piccola) e tutto deve ricondurre al cartone animato originale, vedi il principe Filippo (Brenton Thwaites) sostenuto dalle tre fatine Fauna (Imelda Staunton), Flora (Lesley Manville) e Serenella (Juno Temple), fautrici del sonno proverbiale per mettere rimedio alla morte inflitta dalla triste megèra.  Per non distaccarsi da tanta originalità, la stessa fortunata sorte è toccata a Sam Riley, chiamato ad interpretare il cupo Corvo in vena di mutazioni, per un prodigio in computergrafica in uscita il 30 maggio nelle sale americane e posticipato per il 28 nell’uscita italiana. Se la giovanissima Elle Fanning ci ha messo tutta se stessa per avvicinarci sempre di più all’universo di streghe e draghi (sedicenne in tenera età, presa in prestito sulle forme di Audrey Hepburn),  noi sapremo accogliere tanto virtuosismo in punta di bacchetta... magica come da tradizione!
               
               

Paolo Vannucci

venerdì 23 maggio 2014

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: NICOLE KIDMAN
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi  che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide

Vizi e virtù del glamour femminile, nel fascino di una delle attrici più rappresentative del nuovo cinema, nel talento di Nicole Kidman.  

Se femminilità vuol dire ammiccare felicemente a quella prerogativa che appartiene alla grazia  di chi sà essere donna e amante, compagna di vita e spregiudicatezza senza meriti, possiamo attingere senza inibizioni in quella alcova femminile di titoli che hanno celebrato la sensualità, senza danneggiare l’equazione “seduzione vuol dire emozione”, per aprire un autentico scrigno di perle rare che passano dal “classicismo” espresso da  The Angel wore red (La Sposa bella, accompagnata dal campanilismo di De Sica) all’Alta Società immersa nei vocalizzi di Bing Crosby e Grace Kelly, a cui la Kidman deve gran parte del meglio di essere attrice. Nicole Mary, australiana d’importazione (è nata a Honolulu, Hawaii) è uno dei simboli contemporanei di quel cinema caro a tutti, dal voyeurismo tenace di chi la preferisce negli esordi professionali caratterizzati in Da Morire di Gus Van Sant (la stessa attrice nel primo provino, sotto la tutela di Pat Wilson, per apparire nel proprio videoclip musicale) ai pacchetti da blockbuster commerciali per i più giovanissimi, e tra i  migliori preferiamo Giorni di Tuono (Tony Scott alla regia, con il marito Tom Cruise), Cuori Ribelli di Ron Howard e  il Bat Man Forever firmato Joel Schumacher. I cardini essenziali della propria filmografia rimangono il clichè elaborato dal noire Malice – il sospetto, diretto da Harold Becker, psicothriller sul dramma essenziale giocato nel triangolo celebrato dal giallo poliziesco, e il più sofisticato Ritratto di Signora, tratto dal romanzo di Henry James, orchestrato da una Jane Campion, abile regista precedentemente supportata da un analogo dramma  intimista d’epoca con Lezioni di Piano. Note di sentimentalismo che possono riportare in voga il melodramma in salsa commedia, con un My Life che abbraccia i tempi attuali, al fianco di Michael Keaton. Il cuore cinematografico di Stanley Kubrick batte con un capolavoro filmato in coppia con il marito Cruise, nel Eyes Wide Shut che ha fortificato la narrazione di un regista abile nel sublime preconfezionato, dove sesso e potere vengono analizzati in quella sottile linea psicologica che non turba visivamente l’immagine degli attori. Classe di attrice e abile cantante che vengono avvalorate e ufficialmente scoperte con il magnifico Moulin Rouge!, musical cinematografico che scandisce i tempi di un ottimo Luhrmann, replicando le prodezze del Romeo+Giulietta, trovando in Ewan McGregor un degno partner di altrettanta capacità canora. Preambolo al successivo Oscar ottenuto con The Hours, nella parte della scrittrice Virginia Woolf, attribuendole una caratterizzazione devota alla mimica necessaria alla psicologia del personaggio stesso, nel dramma relegato al pensiero della scrittrice, “Storie di donne che si accontentano di restare vive per gli altri, perchè al fondo di ogni vita rimangono le ore, una dopo l’altra”. Di spicco rimangono anche le parentesi fantasy, in un bellissimo kolossal per i più piccoli, La Bussola d’Oro, diretto da Chris Weitz e il rifacimento “soap” di Vita da Strega, nel monito della serie televisiva omonima. Tutto per riedificare la propria abilità, partecipando nel valzer di Nine, moderno restyling felliniano dedicato al cineasta italiano e nel celebrativo semi-biopic Australia, al fianco di un Hugh Jackman, oggi celebrato nel pluricandidato Les Misèrables, omaggio al musical da cineasti degni del cinema contemporaneo, nel nome di Tom Hooper. La stessa classe che l’ha scelta per il ruolo di Grace, omaggio alla diva e principessa Kelly, in quella favola triste che ha scritto le più belle pagine del cinema mondiale. 

Di seguito, tutti i film interpretati dall’attrice:

Bush Christmas, regia di Henry Safran (1983)
La banda della BMX (BMX Bandits), regia di Brian Trenchard-Smith (1983)
Wills & Burke, regia di Graeme Clifford (1985)
Archer's Adventure, regia di Denny Lawrence - film TV (1985)
Windrider, regia di Vincent Monton (1986)
Nightmaster (Watch the Shadows Dance), regia di Mark Joffe (1987)
Un'australiana a Roma, regia di Sergio Martino - film TV (1987)
The Bit Part, regia di Brendan Maher (1987)
Emerald City, regia di Michael Jenkins (1988)
Ore 10: calma piatta (Dead Calm), regia di Phillip Noyce (1989)
Bangkok Hilton, regia di Ken Cameron - miniserie TV (1989)
Giorni di tuono (Days of Thunder), regia di Tony Scott (1990)
Flirting, regia di John Duigan (1991)
Billy Bathgate - A scuola di gangster (Billy Bathgate), regia di Robert Benton (1991)
Cuori ribelli (Far and Away), regia di Ron Howard (1992)
Malice - Il sospetto (Malice), regia di Harold Becker (1993)
My Life - Questa mia vita (My Life), regia di Bruce Joel Rubin (1993)
Da morire (To Die For), regia di Gus Van Sant (1995)
Batman Forever, regia di Joel Schumacher (1995)
Ritratto di signora (The Portrait of a Lady), regia di Jane Campion (1996)
The Peacemaker, regia di Mimi Leder (1997)
Amori & incantesimi (Practical Magic), regia di Griffin Dunne (1998)
Eyes Wide Shut, regia di Stanley Kubrick (1999)
Moulin Rouge!, regia di Baz Luhrmann (2001)
The Others, regia di Alejandro Amenábar (2001)
Birthday Girl, regia di Jez Butterworth (2001)
The Hours, regia di Stephen Daldry (2002)
Dogville, regia di Lars von Trier (2003)
La macchia umana (The Human Stain), regia di Robert Benton (2003)
Ritorno a Cold Mountain (Cold Mountain), regia di Anthony Minghella (2003)
La donna perfetta (The Stepford Wives), regia di Frank Oz (2004)
Birth - Io sono Sean (Birth), regia di Jonathan Glazer (2004)
The Interpreter, regia di Sydney Pollack (2005)
Vita da strega (Bewitched), regia di Nora Ephron (2005)
Fur - Un ritratto immaginario di Diane Arbus (Fur: An Imaginary Portrait of Diane Arbus), regia di Steven Shainberg (2006)
Happy Feet, regia di George Miller (2006) - voce
Invasion (The Invasion), regia di Oliver Hirschbiegel (2007)
Il matrimonio di mia sorella (Margot at the wedding), regia di Noah Baumbach (2007)
La bussola d'oro (The Golden Compass), regia di Chris Weitz (2007)
Australia, regia di Baz Luhrmann (2008)
Nine, regia di Rob Marshall (2009)
Rabbit Hole, regia di John Cameron Mitchell (2010)
Mia moglie per finta (Just Go with It), regia di Dennis Dugan (2011)
Trespass, regia di Joel Schumacher (2011)
Hemingway & Gellhorn, regia di Philip Kaufman - film TV (2012)
The Paperboy, regia di Lee Daniels (2012)
Stoker, regia di Park Chan-wook (2013)


Paolo Vannucci