domenica 3 novembre 2013

DiCinema: la nuova Hollywood

Bill Murray (DiCinema: la nuova Hollywood)
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi  che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide

Ilarità e commedia disimpegnata, per uno dei volti più popolari della comicità americana, nel talento di Bill Murray.
  

Quando essere comici può bastare a valorizzare un estro di artista che vale esclusivamente nell’essere “fieramente” capace di far ridere: Bill Murray. Claudicante star in ascesa del solito, celebrato SNL, subentrato nella programmazione televisiva grazie all’uscita di Chevy Chase, quel giovane comico dell’ Illinois, nove fratelli e genitori di modeste origini irlandesi, abdica inzialmente gli studi di medicina per intraprendere quella carriera di attore che lo ha visto debuttare in teatro per passare da quell’amicizia con lo stesso artefice di quel successo chiamato Ghostbusters (vero alfiere del programma statunitense), in quel di Dan Aykroyd. Diretti da Ivan Reitman, comprimario lo stesso Harold Ramis che lo ha voluto dirigere nel riuscito Ricomincio da capo, felice commedia nei paradigmi temporali affidati alla comicità estrema, con Andie MacDowell ad addolcire le ansie di uno scapestrato giornalista in fuga dal tempo. Un’affermazione cinematografica avvenuta nel pilot di Stripes – Un plotone di svitati, per approdare nel cast stellare di Tootsie, spalla di un Dustin Hoffman ricordato per sempre nelle transgeniche fattezze di una “insolita” primadonna da soapopera. Il tocco di Frank Oz non affievolisce la valenza di Murray (Tutte le manie di Bob), accostandolo ad un Richard Dreyfuss che arride alla stessa valenza di Robert De Niro nel successivo Lo Sbirro, il Boss e la Bionda, insolito cocktail prodotto da Martin Scorsese, con un triangolo avvalorato dalla stessa Uma Thurman, in prossimità degli esordi. Un ritmo di testata comicità, sospesa a metà degli anni ottanta per affinare le capacità recitative, plasmate nell’analogo S.O.S Fantasmi (Scrooged), rivisitazione del classico dickensiano affidato all’esperto Richard Donner, sublime monolgo raffinato di Murray, che stupisce tanto quanto la celebrazione di Shakespeare nell’insipido Hamlet 2000 (colpa di Baz Luhrman?), incolore opera moderna di Michael Almereyda, quasi a sfatare lo stesso mito nell’analoga operazione pop voluta per il restyling cinematografico di un’icona televisiva statunitense, nel trio formato da Cameron Diaz, Drew Barrymoore e Lucy Liu, nel Charlie’s Angels diretto a due riprese (suo anche il sequel) da McG. Una verve comica che ha smaltato la scorza di una più matura valenza di attore “invecchiato” a dovere... ma che continua inesorabilmente nella sua elegante performance di abile giocatore (il golf, la sua passione, a cui ha dedicato un libro, Cinderella Story: My Life in Golf), in quel campo che ne ha decretato “buche e ostacoli”, ma sempre vincitore.

Paolo Vannucci

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