sabato 17 agosto 2013

TURBO: la sfida della DREAMWORKS al colosso PIXAR è nelle sorti di una piccola lumaca!


La stagione estiva si conclude con le ambizioni firmate David Soren, per sorprendere le aspettative antitradizionaliste di una DREAMWORKS ANIMATION formato famiglia

Velocità e buoni sentimenti, per la parabola "sognatrice" che fà tremare la Disney-Pixar di Lasseter.

E’ proprio vero; "tremate, le corse sono tornate". O le lumache? esclamerebbe un più combattivo Ron Howard che stà per scendere ai box di una delle più attese sfide affidate ai bolidi su quattro ruote formato Formula Uno, con il suo Rush, dedicato al periodo d'oro siglato dal celebre duello firmato Niki Lauda-James Hunt (rispettivamente Chris Hemsworth e Daniel Brhul), proprio mentre la computergrafica è diventata l'additivo doping più supervalutato e abusato da ogni team sportivo... e qui si parla di major che si contendono le platee cinematografiche di vacanzieri "affamati" di pixel e originalità. Quando sembrava che Lasseter avesse innalzato un muro di insuperabile maestria con il suo innovativo Cars, in quel Saetta McQueen oggi rivisitato dalla stessa Disney (ora in veste di produttore esecutivo) con Dusty Crophopper, piccolo aereoplano che sfida i cieli in analoghe competizioni da vera star in Planes, ecco che la DreamWorks di Spielberg (chi meglio di lui) non resta di certo a guardare, visto il recente successo riscontrato con Le Cinque Leggende, immergendo un pubblico abituato alla linea antidisneyana battezzata con Shrek, per riprendere quel sapore di tradizione che di certo non guasta. Il risultato? un vero mix di zuccherosa filosofia in soffici forme colorate dalla simpatia dei personaggi, ricordandoci di quel nonnino di Up che tanto ci ha fatto commuovere, tra palloncini colorati che ci fanno vedere il mondo dall'alto dei cieli (proprio per questo ha vinto un Oscar, nel 2010, per l'animazione), ma questa volta la morale è riposta nei sogni di una giovane lumaca che sembra convogliare tutti gli stereotipi delle favole di successo, confermando una formula che è stata ammorbidita (forse) dalle recenti traversie sociali "manipolate" dagli adulti, che sposano l'amarezza con la soporifera redenzione di un lieto fine dal sapore di pop-corn e coca cola. Le trame sembrano sempre rimandi volenterosi di piacevole abilità artigianale (ebbene si, ora il cinema d'animazione è solo affidato alle penne ottiche e le tavole grafiche dei cartoonist) ed i nomi di quei personaggi sono come le macchiette uscite dalle tavole a fumetti della nostra infanzia. Nulla ci può scoraggiare a volerci affezionare a Turbo, geneticamente dopato a misura di sogni, affidato alla voce di Ryan Reynolds (reduce dal Jordan di Lanterna Verde) e Paul Giamatti, in quell'ambizione di correre tra l'asfalto di Indianapolis che marcia al ritmo di un cuore che riesce a farci desiderare di essere sempre vincitori. Almeno se accompagnati dai nostri figli!      

Paolo Vannucci