lunedì 8 aprile 2013

BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE... e si gira!



Dal successo del romanzo d’esordio di Alessandro D’Avenia, il film diretto da Giacomo Campiotti al seguito del “cinemoccia” italiano

Ritornano Leo & Beatrice, novelli Romeo & Giulietta revisionati dal professore liceale D’Avenia, per deliziare il genere adolescenziale iniziato da Federico Moccia.
  
“Formula giusta non si cambia”, sembra suggerire la nuova commedia italiana rivolta ai giovanissimi, arrivando persino a prendere in prestito volti e atmosfere che sfiorano il plagio dei diritti d’autore. Tanto nessuno se ne accorge, almeno così si augurano i produttori di un cinema italiano che ha trovato una strada battuta dalla fiction televisiva dalla quale nessuno vuole recedere, e ne sa qualcosa la giovane Aurora Ruffino, oggi Silvia, al fianco di Filippo Scicchitano, ex Scialla comprimario di Fabrizio Bentivoglio, immersi in quella voglia di crescere che non arriva mai... e quando arriva è ormai troppo tardi. L’importante è cogliere quell’attimo, viverlo e colorarlo meglio che si può, complice l’avidità di chi l’adolescenza l’ha già vissuta, meglio se è anche un professore di lettere ancora troppo giovane per smettere di guardare il mondo con gli occhi di un sognatore. Il professore è svelato, dietro i riccioli ribelli e ossigenati di un Alessandro D’Avenia che ha saputo calarsi nel ruolo di scrittore, con un corso di sceneggiatura e la capacità di riadattare la propria esperienza di giovane professore di un liceo qualunque, al servizio di quella fantasia intrisa di filosofia e poetica che, forse, “rompe” soltanto un pochino, ma sempre quel tanto che basta per farci essere sempre migliori. La storia la conosciamo tutti, almeno per chi il libro, da cui è tratto il film, lo ha divorato. Leo (Scicchitano), sedicenne immerso nel suo problematico mondo di studente, con l’amico Niko (Romolo Guerreri) compagno di vita e di calcetto. Poi c’è Silvia (Ruffino), seduta al banco di scuola e innamorata persa di quell’incosciente che pensa sempre a Beatrice (Gaia Weiss), bella e destinata a morire, tra quei capelli rossi che svaniscono tra le lenzuola bianche di un ospedale. Nomi importanti, che sembrano emergere dalle pagine del libro di letteratura del Sognatore (Luca Argentero) che ammonisce di congiuntivi e prosa le incertezze dei propri studenti. Una storia come tante, ma che riesce a dare vita ad un film carino e convincente, proprio come i colori che lo devono caratterizzare, il Bianco e il Rosso, appunto. Una regia riposta in Giacomo Campiotti, che ha saputo cogliere il meglio dei suoi recenti predecessori, ripescando Questo piccolo e grande Amore di Riccardo Donna, sulle note della celebre canzone di Claudio Baglioni, in quel valzer di colore e musica architettata ad arte, per saper essere cinema che può ancora valere il prezzo di un biglietto. Le note della canzone dei Modà, Se si potesse non morire, riesce a convincere quel scetticismo quanto basta, coreografando un videoclip che merita il successo di un film che vuole rimandare sempre l’attenzione al libro da cui è stato tratto. Merito di quel giovane professore di Lettere, cha a forza di sognare è riuscito a trovare la propria strada. Complimenti...           

Paolo Vannucci