venerdì 19 ottobre 2012

JAMES BOND COMPIE 50 ANNI!

Torna l’Agente con Licenza d’uccidere, nel compleanno celebrativo più importante della storia del cinema, con Daniel Craig elegantemente Bond

Il nuovo capitolo dell’agente creato da Ian Fleming, nell’era digitale che ha visto “rinascere” il mito  iniziato da Connery.

La resurrezione. Questa è la parola d’ordine per poter accedere al nuovo mondo “bondiano” creato da papà Fleming, scomparso un paio d’anni dopo che la United Artist (5 Ottobre, 1962) comprò i diritti per l’intera opera letteraria dell’autore, affidando ad un giovane Sean Connery il ruolo dell’agente “doppio Zero” (proprio come la farina, per l’impasto più corposo a prova di spia) che sorseggia Martini (“shackerato, non mescolato”), amante delle belle donne (un vero campionario di Bond girl, dalla Andress alla Murino) e con un senso dello Humour da vero anglosassone. Una formula vincente che ha dato ottimi risultati, assorbendo gli status e le mode di mezzo secolo di costume e società, senza danneggiare un personaggio che ci ha accompagnato nel valorizzare le “nostre debolezze”, ovviamente per entrambi i sessi, dalla renitente Pussy Galore al carnale ossigenato Silva (l’ispanico Javier Barden) dell’ultimo neonato Skyfall, senza dimenticare i pregi e i difetti di una carriera cinematografica che ha visto vari passaggi di testimone (sei, compreso Craig) per un “marginale” làscito di parodie, compresa la non accreditata dai produttori Saltzman e Broccoli di Casino Royale del 1967, vero e proprio cult dissacratorio di un protagonista capace di cadere, per rialzarsi sempre impeccabile. Roger Moore ci ha accompagnato nel decennio più difficile, valorizzando (Moonraker, in piena Odissea siglata Shuttle) e demolendo (L’Uomo dalla Pistola d’Oro, nello Scaramanga-Christopher “Dracula” Lee, rilasciato a episodi nel Fantasylandia), dopo un veloce interscambio di ruoli con l’attore australiano George Lazenby, per l’unico matrimonio “indolore” di Bond (1969, Al servizio Segreto di Sua Maestà, Diana Rigg la sfortunata consorte), mentre Timothy Dalton ha avuto il merito di assestare un linguaggio cinematografico che sembrava arenarsi nella ripetitività scomoda di un clichè, abdicando dopo Vendetta privata (l’originale Licence to Kill). Pierce Brosnan ha ridato vita all’originale mito di Connery, posato e ironico a più non posso, completamente a suo agio in un ruolo che lo aveva già assestato in un prequel televisivo, devolvendo quattro episodi (Goldeneye, apripista d’eccezione) che hanno visto Judi Dench assumersi le responsabilità di una “M” tutta al femminile (non dimentichiamoci dell’eterna segretaria innamorata MoneyPenny), oggi destabilizzata da un Mallory, "sorprendentemente” Ralph Fiennes. Stessa sorte per l’arteficiere “Q”, oggi “sbarbatello” da vero Hacker, interpretato da Ben Whishaw, dimenticandoci di un John Cleese (Peter Burton rimarrà l’icona inimitabile) troppo sardonico anche per lo stesso Bond (tutto pur di vedere accessoriare l’immutabile Aston Martin, oggi riproposta con la stessa targa del 1962). Per Skyfall, Sam Mendes (vi ricordate American Beauty?) ha la responsabilità di dirigere per la terza volta un Daniel Craig (l’attore si è già visto accreditare altri due capitoli alla lista) “energico” e rassicurante anche da “morto”, visto che non è la prima volta che il personaggio di Fleming si è visto passare a miglior vita... ma parliamo di Bond, James Bond e per Sua Maestà, la Regina Elisabetta (comprimaria autentica, al fianco dell’Agente 007, alla cerimonia dei giochi Olimpici del 2012), la resurrezione non è che un contrattempo “scomodo”... ma risolvibile. Buon Compleanno James!

Paolo Vannucci