martedì 15 novembre 2011

SHAKESPEARE o non SHAKESPEARE?


Il regista Roland Emmerich firma la più irriverente biografia del drammaturgo poeta, padre della letteratura inglese... ed è scandalo?

Una originale e visionaria rilettura del mistero che nasconde la vita di William Shakespeare, rivalutando il celebrato “classico” di John Madden.

La ripartitura è iniziata circa dieci anni fa, con l’audacia inventiva di un regista che ha voluto interpretare le opere del più importante autore inglese, conosciuto come “Will” Shakespeare, focalizzando l’apice dell’inestimabile produzione letteraria nel dramma d’amore più rivelatore, titolandolo “Shakespeare in Love”, critica e pubblico entusiasti, attori (in)compresi, 3 Globi d’Oro e sette statuette, a suggellare il lascito di John Madden, oggi raccolto da un regista reduce da una “corposa” produzione cinematografica che sembra non temere pareri discordi dalla propria fervida abilità di “narratore”, passando da Independence Day a L’Alba del Giorno Dopo, per “finire” nel preistorico passato dell’umanità nel rocambolesco 10.000 AC, epilogo meno riuscito del più celebre Godzilla, diretto nel ’98 (anno di buon auspicio, nel “contemporaneo” pluripremiato di Madden), dietro la scia del pionieristico Jurassic Park di Spielberg e propiziatorio per il Kong di Jackson. Oggi, Emmerich vuole sfidare la razionale convenzionalità di una icona classica della storia letteraria, con i ritmi attuali di un cinema che si addentra sempre di più nel pragmatico rigore voluto dalla tradizione, e i risultati non sembrano mai deludere le aspettative (vedi il recente restyling firmato Oliver Parker, nel classico di Oscar Wilde, Dorian Gray). Un viaggio nella fantasia del regista, esplorando un rinascimento inglese rispolverato per l’occasione, spogliandolo dei belletti tipici di una cura estetica che sapeva nascondere le macabre imperfezioni di una nobiltà sopravvalutata da ogni epoca, regalando un illeggittimo erede alla Regina Elisabetta, un talentuoso Edward de Vere (l’attore Rhys Ifans), prodigioso autore diffidato dai burocrati di corte (37 sono le opere ufficiali attribuite alla reale produzione firmata da Shakespeare) e dai natali “segretamente” custoditi dal padre William Cecil, tanto da diventare passione incestuosa tra lo stesso Edward e gli entusiasmi che la madre ripone nei consensi per le opere del figlio. Un conflitto Edipico abilmente ricreato dal regista, sorretto da una fotografia firmata Anna Foerster e dagli ambienti ricostruiti dai rituali effetti speciali curati da Wolfgang Higler e Rolf Hanke. Un’eccentricità che sicuramente sarà reclamata dai sostenitori di una discendenza esclusivamente italiana del dibattuto poeta, secondo quanto fortemente sostenuto dalla stessa cattedra inglese, in un articolo pubblicato nel “Times” l’8 Aprile 2000, attribuendo, allo scrittore, i natali nella città di Messina, sotto il nome di Michelangelo Florio Crollalanza (il cognome materno), fuggito dal rito della Santa Inquisizione, per il credo Calvinista dei genitori, trovando fortuna in terra inglese, iniziando la sua vita letteraria nell’ufficializzata Stratford-Upon-Avon, trasformando il nome materno Guglielma nell’equivalente maschile che tutto il mondo conosce. Una disputa letteraria che nasce sotto ogni buon auspicio, visto quanto sostiene lo stesso Roland Emmerich, più che mai convinto che il dovere del cinema, oggi, sia di elaborare storie che possano arricchire lo spettatore per rinvigorire il cinema stesso, visto che è la storia ad insegnarci quale strada continuare a percorrere per tramandare il valore della conoscenza.

Paolo Vannucci