venerdì 26 agosto 2011

Che fine ha fatto Dylan Dog?


Punta di diamante del fumetto italiano, il personaggio creato da Tiziano Sclavi torna sullo schermo, reinventato dal regista Kevin Munroe

Brandon Routh in “giacca e camicia rosso-vermiglio”, per un film che vuole immortalare il personaggio cult di Sclavi, tra i meandri splatter americani.

Ampiamente anticipato con flash da incubo degni del personaggio stesso, in quell’attore reduce dalle prodezze firmate da Bryan Singer (Superman returns), subito demonizzato dagli autentici estimatori del fumetto tutto made in Italy, creato sulle fattezze del longevo attore Rupert Everett (ricordate DellaMorte DellAmore?), oggi è in sala, cercando di mantenere stima e fede (il più possibile) al pathos originale di una saga splatter che ha sempre voluto distaccarsi dall’infelice spazzatura di rito, nato dalla fantasia di Tiziano Sclavi e battezzato dal poeta Dylan Thomas, a cui ha prestato nome e incipt creativo, in quelle citazioni e rimandi alla serie cinematografica di Nightmare, volute dallo stesso Sclavi nel domiciliare il personaggio nella Londra contemporanea già dal 1986 (anno di nascita editoriale), presso Craven Road street (Was Craven l’inconsapevole artefice, sceneggiatore e regista della saga horror originale). Il pasticco sembra essere stato digerito con dovizia e dedizione, visto il primo approccio al personaggio, nel film diretto da Michele Soavi e interpretato proprio dall’attore feticcio di Sclavi, Rupert Everett. Protagonista in una citazione negli albi a fumetti, come vuole la stessa dissociazione di rito, il solitario becchino di un Cimitero milanese (Francesco DellaMorte) dedito a uccidere ogni cadavere che cerca di redimersi dal riposo eterno, oggi è stato riesumato in quell’universo parallelo, creato dal regista Kevin Munroe, acconsentito dalla Sergio Bonelli Editore, in un valzer inedito di personaggi che cercano di valorizzare al meglio il culto originale del fumetto. Lo scenario americano di New Orleans è adeguatissimo alla nuova trasposizione (“girarlo a Londra sarebbe costato quattro volte di più”, come ha declamato lo stesso regista), rimuovendo lo stesso assistente Groucho (creato sulle fattezze di Groucho Marx) con l’analogo Marcus Adams (l’attore Sam Huntinghton), zombie renitente che aiuta il detective Dylan a debellare i nuovi mostri che invadono la sceneggiatura firmata da Joshua Oppenheimer e lo stesso Thomas Dean Donnelly. Restyling anche nella compagna Elizabeth Ryan (l’attrice Anita Briem), ampio riassunto delle donne che affollano l’originale fumetto, da Morgana a Lillie Connolly, per concludersi con l’attrice Anna Never, distratta e svampita al punto di essere allontanata dagli stessi produttori. Rimangono intatti i proseliti del maggiolone, l’automobile simbolo del personaggio, ritoccando il colore bianco del fumetto con un mix di inserti neri, per presunti problemi con i diritti d’autore reclamati dalla Walt Disney. Insomma... se volevate Dylan Dog sul grande schermo, non c’è modo migliore di gustarselo, garanti la Platinum Studios, che di certo non fanno rimpiangere vampiri e licantropi degni della migliore tradizione... e buoni incubi a tutti!

Paolo Arfelli

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